Cantù, il racconto del barman picchiato: «Davano calci e pugni a chiunque»

Cantù Emanuele Baserga, titolare de “Il Bistrot” ricorda la notte di violenza in centro: «Sembrava una spedizione punitiva, ma aggredivano tutti. Basta, vogliamo solo lavorare»

«Fuori dai locali c’erano tantissime persone. Alcuni stavano festeggiando un compleanno. Poco prima di mezzanotte e mezza, dal nulla, sono arrivate una quindicina di persone. E hanno cominciato a dare pugni e calci a chiunque trovassero per strada. Senza motivo. È sembrata una spedizione punitiva, ma non ce l’avevano con alcuni: hanno preso chiunque. Andavano a occhi chiusi».

La testimonianza

Sono le parole di Emanuele Baserga, bartender e titolare de Il Bistrot di via Archinto, uno dei punti più frequentati delle serate in centro città. E dove, all’esterno, settimana scorsa, è avvenuta una rissa: cinque persone ferite, tra cui lui. Che vorrebbe soltanto lavorare.

Nella notte tra venerdì e sabato, l’ennesima aggressione violenta a ridosso di piazza Garibaldi era avvenuta nella zona di via Ariberto. Cinque persone sono rimaste ferite, una - 31 anni di Cantù - con un colpo di bottiglia al braccio. Una seconda persona ha rimediato una ferita lacero contusa, medicata in codice verde e con una prognosi di dieci giorni. E poi altri tre feriti, tra cui una donna di 35 anni. Gravissimo, quanto è accaduto. Se si pensa che a rimanere ferite sono persone che semplicemente si stavano bevendo un cocktail. Scene assurde, se si pensa alla tranquillità in cui tutto si stava svolgendo un attimo prima che un gruppo di picchiatori adulti sconvolgesse tutto. Arrivando a ferire avventori e baristi.

«Una ragazza si è ritrovata con un taglio alla testa. Io ero di spalle e mi sono beccato un pugno - racconta “Base”, come lo chiamano tutti - “Chiamate i carabinieri!”, ho subito detto. A un certo punto sono entrati nel locale picchiando chi c’era, usando anche una bottiglia. Io ho un timpano perforato: ne avrò almeno per due o tre mesi. Cerco di non avere il morale completamente a terra, ma non è facile».

Già. Chi lavora in città deve persino tenere conto del fattore violenza. «Alla fine dell’estate valuterò se ci saranno le condizioni per continuare a lavorare a Cantù - dice - Io ho investito nel personale, con il lavoro sta andando alla grande, con gente bellissima. Non esiste una cosa del genere. Ci sono persone aggredite che sono ancora a casa ferite. Ma dove siamo? Non ho potuto lavorare per qualche giorno. Più di un locale non ha potuto o non ha voluto aprire. Ora abbiamo riaperto di nuovo. Sono un professionista in questo campo da più di vent’anni, ho lavorato in ogni situazione, in località turistiche di grido, anche all’estero. Ma non ho mai visto niente del genere. E quando si chiede aiuto al telefono, passa troppo tempo. Non va bene».

Ma perché è successa questa rissa? «Si è parlato di un apprezzamento a una ragazza, ma non può essere la spiegazione di tutto questo. Non se la sarebbero presa con tutti così. Macché malamovida: c’è gente che stuzzica altra gente. C’è gente che vuole dettare legge».

In cerca di tranquillità

A pugni, calci e sberle. Mentre gli altri vorrebbero lavorare dietro il bancone. O semplicemente stare in centro a gustarsi l’estate e un drink. Quindi, per questo, anche a tutela dei cittadini che hanno il diritto di godersi la tranquillità, mercoledì, in piazza, sono arrivate svariate pattuglie della Polizia di Stato, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e della Polizia Locale. Anche per questo sono state identificate centinaia di persone. Perché i violenti non sono desiderati.

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