Cent’anni fa la nascita del cardinal Saldarini Omaggio a San Michele

Cantù Ieri messa in memoria dell’arcivescovo di Torino. Nato nella città del mobile, fu vicario episcopale a Milano. Don Maurizio: «È un onore averlo come concittadino»

Sono trascorsi cento anni dalla nascita di Giovanni Saldarini, il canturino - morto nel 2011 a 86 anni - che, nel 1991, fu nominato cardinale da papa Giovanni Paolo II. Il cardinal Saldarini, il quale - episodio nell’immaginario di molti - nel 1997, proprio mentre era arcivescovo metropolita di Torino, visse il dramma dell’incendio alla Cappella della Sindone: il lenzuolo di lino, che per i cattolici reca impresso il volto di Gesù Cristo, in quel momento, a causa di un cantiere in corso, era al centro del coro della cattedrale, ma venne portato comunque al sicuro per evitare danni durante le operazioni di spegnimento.

La chiesa dove fu battezzato

Ieri, nel giorno esatto del centenario, alle 18.30, nella chiesa di San Michele in cui fu battezzato, una messa solenne in suffragio del cardinale è stata concelebrata da tutti i sacerdoti della comunità pastorale San Vincenzo. Anche a ricordo della sua figura. Nato a Cantù l’11 dicembre 1924, primogenito di Mario e di Adele Carugati, ebbe un fratello, Giuseppe, e una sorella, Palmira. Il 17 marzo 1982 l’arcivescovo Cardinale Carlo Maria Martini lo nominò vicario episcopale della Zona pastorale I, corrispondente alla Città di Milano, con 23 decanati e oltre 180 parrocchie. Nella lettera di nomina, Martini ricorda di monsignor Saldarini «l’impegno illuminato e generoso espresso nell’insegnamento biblico, nella cura d’anime e nella promozione dell’aggiornamento culturale dei sacerdoti».

Il 18 giugno 1983 fu nominato provicario generale, con molteplici incombenze. Tra queste: promuovere l’elaborazione di linee esplicative e di sussidi diocesani per l’attuazione del programma pastorale.

I suoi numerosi libri sono prevalentemente di carattere biblico-esegetico e pastorale. Grande risalto, ricorda la Santa Sede, ha dato a vari settori: la Caritas - ne ha introdotto una Giornata annuale -; l’impegno a favore di emarginati, immigrati extracomunitari, tossicodipendenti e malati di Aids; i mezzi di comunicazione sociale: “La Voce del Popolo”, “Il nostro tempo”, “Radio Proposta” e “Telesubalpina”, ai quali collaborò volentieri con commenti, lettere, messaggi, interventi audio e video. E poi la catechesi, l’animazione liturgica e missionaria, la pastorale sanitaria e della terza età, i seminari, la facoltà teologica. Viene ricordato come un pastore attento.

«Presente alla sua ordinazione»

«Ero presente alla sua ordinazione episcopale in Duomo a Milano quarant’anni fa, il 7 dicembre del 1984, perché il giorno dopo sarei stato ordinato diacono insieme ai miei compagni. È una coincidenza bella e interessante - rievoca il prevosto, don Maurizio Pessina - Per noi e per la nostra comunità, pastorale innanzitutto, ma in modo particolare anche di San Michele, è un onore, un privilegio, aver avuto come concittadino non solo un vescovo ausiliario di Milano ma poi anche un cardinale della Chiesa».

«Questo - aggiunge - è un forte richiamo per tutti dell’amore e del servizio alla Chiesa universale, un invito ad aprire i nostri orizzonti, ad amare la Chiesa, non l’ombra del proprio campanile, ma la Chiesa tutta, e sentirsi parte di essa. Durante il corso del 2025, che tra l’altro coincide con il Giubileo, vedremo di proporre altre iniziative. Per fare memoria di questo centenario».

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