Como: «Decreto all’italiana»
La rabbia dei sindaci
e dei commercianti

Il Dpcm di Natale, volendo accontentare tutti, solleva numerose perplessità

Soprattutto la regola che libera i piccoli Comuni, chi abita in un paese che ha meno di 5mila abitanti può spostarsi in un raggio di 30 chilometri anche il 28, il 29, il 30 dicembre e il 4 gennaio, quando tutti gli altri sono soggetti air vincoli della zona arancione.

«Trovare una regola per il contrasto della pandemia valida per tutti è complicato – dice Mauro Guerra, presidente di Anci Lombardia e sindaco di Tremezzina, 5123 abitanti – ed in effetti nel decreto ci sono degli elementi di irrazionalità. Così però almeno si liberano dall’isolamento i piccoli Comuni. Stante il fatto che a tutti è chiesto un sacrificio. Dobbiamo metterci nelle condizioni di riaprire le scuole il 7 gennaio, in Lombardia stiamo remando verso questa direzione. Ma soprattutto le festività non devono contribuire a gennaio a riempire di nuovi gli ospedali di malati contagiati mettendo sotto stress la nostra sanità».

«Accontentare tutti è difficile – spiega Fiorenzo Bongiasca, presidente della Provincia di Como e sindaco di Gravedona – se si traccia un confine per forza di cose un paese rimane l’ultimo. Senza fare polemiche è bene stare a casa, andrà meglio il prossimo Natale. Anche i ristoratori sono molto arrabbiati, con le prenotazioni obbligatorie si potevano aprire pochi tavoli, ma si è preferito stringere le maglie».

È proprio il mondo del commercio in città a temere le ripercussioni maggiori, con il divieto di raggiungere il capoluogo dai paesi e i limiti alla mobilità. «Mi pare un decreto di difficile comprensione, bisognerà vedere cosa la gente capirà e come lo interpreterà – ragiona Giovanni Ciceri, presidente di Confcommercio – resto fiducioso sulla responsabilità dei cittadini. Anche perché viste le norme temo sarà difficile controllare. Per la categoria che rappresento poi penso che il rischio maggiore sia una criminalizzazione del commercio. Il Covid non è un problema solo dei negozianti, distanze e mascherine si possono mantenere anche dentro ai pubblici esercizi. Invece mi pare che alla fine si punti il dito solo contro le saracinesche. Con il rischio che l’anno prossimo chiudano per sempre».

Le folle a fare shopping però si sono viste, al centro commerciale come in centro storico. «Certo, ma non dev’essere scaricato su di noi – ribatte Ciceri – poi riconosco anche io che coniugare la tutela della salute con le esigenze economiche non è facile».

Il Natale rappresenta il 20% del fatturato dell’intero anno. Un anno già minato dai lockdown. «Sono perplesso – commenta Roberto Fornasiero, sindaco di Fino Mornasco, 9850 abitanti – si potevano fare altri ragionamenti, più chiari, garantendo controlli sulle strade così davvero improbabili. Fermo restando che questo Natale tutti noi dobbiamo fare uno sforzo per non lasciare spazio al virus».

«Figino Serenza conta 5100 abitanti scarsi – spiega il sindaco Roberto Moscatelli – appena sopra all’asticella. Sono convinto che così tutto stia al buon senso della gente e delle forze dell’ordine che dovranno controllare. È un decreto poco chiaro. Vago e all’italiana. Una soluzione intermedia per accontentare qualche fazione politica».S. Bac.

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