Da 60 anni svetta sul Monte Rosa: l’omaggio alla Croce dei canturini

Cantù Una numerosa delegazione è andata a Zermatt dove è stata celebrata la messa da don Pessina

«Una giornata emozionante, di ricordi, con il Monte Rosa, oltre che il Cervino, in vista. Quel Monte Rosa dove, lassù, sulla Punta Dufour, si trova la croce realizzata da Cantù».

Così, a fine giornata, l’architetto Carlo Marelli, che, ieri, con Paolo Bossi, Nino Monti e Italo Gatti, ha rivissuto, insieme a una delegazione partita all’alba da Cantù per arrivare a Zermatt, in Svizzera, quel lontano 1964, quando alcuni - all’epoca - ragazzi dell’oratorio di San Paolo, il Gruppo Edelweiss Amici della Montagna, riuscì a portare con una vera e propria impresa il simbolo della cristianità in mezzo alle rocce.

L’operazione Dufour

Quei quattro dell’operazione Dufour ritornati in zona sei decenni dopo, non furono gli unici. Altri se li è portati via il tempo. Altri ancora, ieri, non potevano essere presenti per motivi di età e per l’altezza di giornata, 3mila e 100 metri. La croce si trova più in alto ancora: a 4mila e 634 metri. Ieri, era ben sopra tutti.

Come è noto, non si tratta della croce dell’epoca, precipitata a causa di un cedimento della roccia - e non, come era sembrato in un primo momento, un vandalismo - ma della croce che l’ha poi sostituita nel 2020, grazie a un’operazione finanziata dal Cai Cantù. Comunque: un’altra croce sempre tutta canturina. Portata in cima dalle guide alpine del Monte Rosa anche con il contributo di un elicottero. ù

Nel 1964

Si capisce allora la grandezza di quanto fu fatto nell’agosto del 1964. Quando - come ricostruito in un articolo per il Cai di Torino firmato dall’attuale presidente del Cai Cantù Marika Novati - con base presso il Rifugio Monte Rosa Hutte, la croce venne smontata in tre pezzi, dapprima trainata con una slitta e quindi portata letteralmente a spalla in vetta. E poi, fissata con una laboriosa operazione d’ancoraggio, considerando le tecnologie dell’epoca. In precedenza, la croce era stata portata a Roma per essere benedetta, in San Pietro, da Papa Paolo VI.

Ieri, era presente anche don Maurizio Pessina, prevosto di Cantù, il quale ha celebrato messa in alta quota, pure lui, con emozione. E gli amici del Cai Cantù. Più vari simpatizzanti. Sulla nuova croce una targa recita: “Anno pandemico 2020. Coronavirus. Uniti per ricollocare la croce caduta”. Dal sagrato della chiesa di San Paolo, sopra piazza Garibaldi, si vede esattamente la parete del Monte Rosa dove è fissata la croce. Non la si può vedere, ma è lì.

“Quassù - un’altra frase incisa sulla targa frontale - si raggiungono punti di vista che permettono di abbattere le barriere».

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