De Amicis, quale possibile futuro: «Università e un istituto tecnico»

Cantù L’assessore regionale Fermi illustra le ipotesi prese in considerazione dal Pirellone. «L’auspicio è studiare un progetto nell’ambito della formazione del legno e arredo»

A valutare la possibilità di portare nell’area dell’ex collegio arcivescovile De Amicis un Istituto tecnico superiore per il legno arredo e persino alcuni spazi universitari è Regione Lombardia.

Ad affermarlo è l’assessore regionale all’università, ricerca e innovazione Alessandro Fermi. «L’auspicio, l’indirizzo, ascoltando un po’ l’Amministrazione comunale di Cantù, è di cercare a provare quantomeno di costruire un progetto che abbia nell’ambito della formazione sia un Its, legato all’ambito del legno arredo, sia una formazione anche universitaria».

Nel contesto di una soluzione mista, pubblica e privata, che però ad oggi è ancora tutta da definire, in apparenza, da zero.

La notizia piomba in questi giorni d’attesa sul destino dell’area di proprietà della Facec, la Fondazione Ambrosiana per la Cultura e l’Educazione Cattolica: Nessi & Majocchi, che ha sviluppato un progetto tra residenziale e pubblico, attende - come riferito a “La Provincia” dallo stesso presidente del Cda, l’architetto Angelo Maiocchi - una risposta dal Comune. Nel mentre, ecco arrivare da Regione l’idea di un polo per la formazione specializzata, che guarda persino al mondo universitario. «Abbiamo fatto qualche incontro in questi mesi per approfondire il tema del De Amicis - afferma l’assessore regionale Fermi - Come è noto, la proprietà è privata. Si sta cercando di capire, per parte istituzionale, se effettivamente possa venire avanti un progetto che possa riportare nell’area pubblica una finalità di formazione. Anche una parte universitaria. Perché potrebbe esserci un ragionamento di questo genere: al momento è un’idea da elaborare. Però diciamo che questo è quello che si sta provando a portare avanti: una formazione professionale, come Its, ma anche un non chiudere le porte nemmeno a un coinvolgimento in ambito universitario».

Ma i fondi? «Si dovrà fare un ragionamento di partenariato pubblico e privato, con un soggetto che possa essere interessato a fare un investimento di questo tipo - dice Fermi - Poi, nel caso, la Regione potrebbe essere anche disponibile a partecipare. Come Regione siamo disponibili ad approfondire un indirizzo di questo tipo. Perché potrebbe esserci parecchia necessità rispetto al mondo della formazione e all’attrattività in generale».

Per quanto riguarda l’opzione da tempo protocollata, vale a dire invece il progetto commissionato dalla Facec a Nessi & Majocchi, su cui si attende una risposta dal Comune: si tratta di un’operazione da quasi 40 milioni di euro per due palazzine sette piani fuori terra. Più altre tre palazzine da cinque piani di edilizia convenzionata in via Andina. In via Enrico Brambilla e via Andina: 128 posti auto pubblici. Al Comune andrebbe l’edificio storico da utilizzare come biblioteca comunale, con i libri di don Adolfo Asnaghi, un’area verde, una piazza pubblica, un passaggio pedonale. Spazio anche alla cooperativa sociale Il Gabbiano per dell’housing sociale.

Resterà da capire ora quali prospettive si aprono, o, eventualmente, si chiudono, proprio per il futuro della collina - oggi in abbandono - del sapere.

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