Green pass, rabbia dei ristoratori
«Ci penalizza ma lo chiederemo»

Da domani entra in vigore l’obbligo della certificazione - «Non siamo poliziotti, ma applicheremo le regole per evitare altre chiusure»

Conto alla rovescia per il Green pass che da domani dovrà essere esibito anche per pranzare o cenare al chiuso al ristorante.

Diventa così obbligatorio dimostrare di aver conseguito l’immunità per accomodarsi all’interno dei locali; non sarà invece necessario per consumare al bancone o ai tavoli all’aperto. Il provvedimento (per ora) varrà però solo per i clienti e non per il personale.

La misura continua a sollevare i malumori non solo dei consumatori, ma soprattutto degli addetti del settore. Il comparto della ristorazione, già duramente provato dopo i lunghi mesi di chiusura per il contenimento del contagio, giudica negativamente l’obbligo del certificato vaccinale per gli effetti che potrebbe avere soprattutto in termini di calo del fatturato.

«La decisione di imporre l’obbligo di Green pass per consumare nei locali al chiuso piomba sulle spalle di una categoria già in difficoltà – dichiara Graziano Monetti, direttore di Confcommercio Como – Il tema è molto delicato e noi, da sempre, abbiamo sostenuto che il ristoratore deve poter svolgere la professione senza vestire i panni di un controllore, ricoprendo mansioni che esulano dal proprio ruolo. L’attività dei pubblici esercizi sarà condizionata da questa norma che si regge su un paradosso: non è detto, infatti, che il dipendente che controlla la certificazione verde dei clienti sia vaccinato. Il malumore è tangibile e diverse sono state le segnalazioni già sollevate rispetto al cattivo funzionamento dell’applicazione che verificherà la validità del Green pass. I nostri ristoratori si allineeranno al provvedimento, come hanno fatto anche in passato, pur non nascondendo il loro disappunto».

Anche Mauro Elli, vicepresidente di Fipe Como Confcommercio e titolare del ristorante Il Cantuccio di Albavilla, sottolinea che non sia compito del ristoratore diventare un “poliziotto” incaricato di controllare che i clienti siano rispettosi delle regole.

Sulla stessa linea Fabio Fossati della Trattoria Edda di Cremnago d’Inverigo e membro del Consiglio di Fipe Como. «Così si va a colpire la riservatezza del cliente – sottolinea Fossati – Ritengo che il provvedimento può essere efficace se ci permette di evitare nuove chiusure che sarebbero insostenibili, ma non può tradursi nel fatto che il ristoratore si debba sostituire alle autorità di pubblica sicurezza. Io chiederò il Green pass a chi prenoterà, ne verificherò la validità, ma non ritengo nella mia posizione di poter richiedere un documento per controllare l’identità della persona».

«Ad essere colpita sarà la nostra categoria - commenta Lorenzo Stocco del bar Caffecchio di Cantù - Se avessi voluto fare il poliziotto avrei scelto di seguire un altro percorso. Come posso vietare a un cliente storico di accomodarsi nel mio bar perché non ha il certificato o come potrò allontanare il membro di un gruppo che dall’esterno sceglie in caso di maltempo improvviso di spostarsi all’interno? A questo punto l’obbligo dovrebbe valere non solo per i clienti, ma per tutti coloro che svolgono una professione a contatto con il pubblico».

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