Cronaca / Cantù - Mariano
Sabato 28 Dicembre 2024
Guardie carcerarie aggredite al Bassone Porte chiuse in ospedale. «Siete armati»
Cantù Il medico: «Non siete poliziotti. Se insistete chiamo mia moglie che è pubblico ministero». L’ira del sindacato: «Situazione vergognosa». Asst Lariana: «Episodio increscioso, ci dispiace»
Due agenti della polizia penitenziaria sono stati respinti dal pronto soccorso, dove si erano presentati per farsi medicare in seguito a un’aggressione da parte di un detenuto, perché all’ingresso due infermieri e un medico si sono rifiutati di farli entrare in quanto armati. È quanto denuncia l’Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria, che ha annunciato l’intenzione di chiedere un intervento istituzionale. Dal canto suo Asst Lariana conferma l’accaduto e parla di un «increscioso episodio per il quale la direzione si è subito scusata».
L’aggressione in carcere
Per comprendere quanto accaduto al pronto soccorso dell’ospedale di Cantù è necessario riavvolgere in parte la linea del tempo. E cominciare dalla mattinata di ieri, all’interno del carcere del Bassone. Dove due agenti in servizio sono stati aggrediti da un detenuto che ha dato in escandescenza. L’uomo, un cittadino marocchino, si è infuriato a causa della decisione del medico del carcere di modificargli la terapia. Quindi «si è impossessato di un estintore e togliendo la sicura ha scaricato sul viso dei due poliziotti di vigilanza alle sezioni l’intero estintore». I due agenti sono immediatamente stati soccorsi dai colleghi. E, quindi, accompagnati al pronto soccorso dell’ospedale di Cantù «perché non riuscivano a respirare» e in conseguenza di un forte bruciore agli occhi.
All’arrivo del pronto soccorso, però, quella che lo stesso sindacato di polizia penitenziaria definisce «la beffa dopo il danno». Perché gli agenti, che ovviamente erano in divisa e quindi anche in possesso dell’arma di ordinanza, «sono stati rifiutati da due infermiere presenti al triage» proprio «perché armati». Secondo quanto raccontato dai due agenti-pazienti, il personale sanitario in servizio al triage ha riferito «che non potevano entrare in pronto soccorso perché armati e perché la Polizia Penitenziaria non fa parte di nessuno corpo di polizia».
A dar manforte alle infermiere è intervenuto anche un medico il quale avrebbe rincarato la dose, minacciando - sostengono i diretti interessati, attraverso l’Ussp - «di chiamare la propria moglie pubblico ministero se non posavano l’arma,e se continuavano a dire di essere poliziotti».
A questo punto i due agenti hanno chiesto i documenti ai sanitari i quali hanno deciso di farli accedere in pronto soccorso.
«Situazione vergognosa - reagisce il sindacato - invece di dare giusto soccorso ai due malcapitati hanno pensato bene di mettere in discussione la professione del corpo della Polizia Penitenziaria. Non ci fermeremo qui. Chiederemo al direttore sanitario il nome del medico marito del pubblico ministero».
Le scuse di Asst Lariana
Asst Lariana, attraverso l’ufficio Stampa, fa sapere: «Si è trattato di un increscioso episodio per il quale la direzione si è subito scusata con la dirigente del corpo di Polizia Penitenziaria della Casa Circondariale di Como. Nel frattempo, sarà avviata un’indagine interna per approfondire i fatti ed accertare profili di responsabilità disciplinare da parte del personale».
Da quanto si è appreso, in ogni caso, il medico in questione non è marito di alcun pubblico ministero togato.
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