Il caso della bimba morta prima del parto: il pm chiede l’archiviazione. Ma il padre non si arrende: «Mia figlia merita giustizia»

L’indagine Il ricovero della madre e la successiva tragedia risalgono allo scorso luglio: secondo la Procura nessuna colpa è attribuibile ai medici

La procura di Como ha chiesto in queste ore l’archiviazione del procedimento penale che era stato aperto in seguito ad un dramma avvenuto all’ospedale Sant’Anna - nel reparto di Ostetricia del nosocomio cittadino - lo scorso mese di luglio.

Una vicenda complessa, di cui è anche difficile scrivere, che era stata portata alla ribalta da una denuncia fatta ai carabinieri della Tenenza di Mariano Comense dal padre di una bambina che avrebbe dovuto nascere ma che non venne mai alla luce, morta prima che il parto avesse luogo.

La relazione del consulente

La procura, ricevuta la segnalazione, aveva immediatamente disposto una autopsia sul corpo del feto per far chiarezza su quanto avvenuto dal momento del ricovero. La relazione finale del consulente è stata consegnata nelle scorse ore. Un atto che ha portato alla già annunciata richiesta di archiviazione che è stata notificata alle parti e che ora è sul tavolo del giudice delle indagini preliminari.

Secondo il medico legale non sarebbero ravvisabili estremi di colpa in carico a chi gestì il ricovero della mamma prima del parto che era giunto a termine. Non ci sarebbero state, insomma, inadempienze o condotte non prudenti, essendo il decesso della bambina (che era ancora nella pancia della madre) dovuto ad una asfissia attribuibile ad una patologia non prevedibile e soprattutto provocata da cause naturali. Insomma, secondo l’anatomopatologo la tragedia fu improvvisa e non evitabile nemmeno con un eventuale ed immediato intervento terapeutico.

Il fascicolo aperto dal pubblico ministero Maria Vittoria Isella è sempre rimasto, in tutti questi mesi, a carico di ignoti. La mamma, che non era alla prima gravidanza, 41 anni residente ad Arosio, era arrivata al pronto soccorso dell’ospedale con le acque rotte e dopo essere giunta al termine della gravidanza. Era stata ricoverata, sottoposta ad un trattamento farmacologico ma arrivati a lunedì (l’ingresso al Sant’Anna era stato sabato) i medici avevano rilevato l’assenza di battito nel feto. La madre era stata costretta al gesto più estremo possibile, partorire la propria figlia morta.

Verso un ricorso

Il padre, sconvolto, aveva presentato denuncia querela dai carabinieri e la segnalazione era giunta in procura. Il responso del medico legale, tuttavia, ha chiuso il cerchio almeno per quanto riguarda eventuali ipotesi di reato individuate dal pm. La decisione è stata notificata anche alla famiglia della bambina e la reazione, appresa la notizia, è stata molto dura e affidata ad uno scritto pubblicato sui social. «È arrivata la chiusura indagine che dice che è stata una morte naturale - ha scritto il padre -. Certo, per tre giorni con le acque rotte e poi muore per asfissia... Io non mi fermerò, lotterò finché avrò vita, mia figlia avrà giustizia».

Un passaggio che lascia intendere in modo chiaro l’intenzione di opporsi alla richiesta di archiviazione da parte della procura cittadina che, come detto, parla invece di asfissia acuta attribuibile a patologia organica materno-placentare.

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