
Cronaca / Cantù - Mariano
Martedì 11 Marzo 2025
Il Consiglio di Stato: «Ricorso irricevibile». Rimangono i limiti orari per le slot machine
Vertemate con Minoprio - La scelta del Comune di ridurre a otto le ore giornaliere è legittima. Il sindaco: «Questa sentenza ci fa piacere»
Vertemate con Minoprio
La scelta del Comune di regolamentare gli orari di esercizio dell’attività delle sale gioco e delle slot, riducendole a otto ore giornaliere, per contrastare la diffusione del gioco d’azzardo patologico è legittima. L’ha confermato il Consiglio di Stato, che ha stabilito anche il pagamento delle spese legali sostenute dall’amministrazione.
«Questa sentenza ci fa piacere – commenta il sindaco Riccardo Pellizzari – e ora, con la pronuncia del Consiglio di Stato, mi auguro si possa metta un punto alla vicenda». Ma il problema del gioco d’azzardo patologico, dice preoccupato, è assolutamente attuale: «La limitazione nelle ore di attività resta, ma quello che allarma è il fatto che oggi grande parte del gioco avviene online, basta un cellulare, e in questa caso non è possibile intervenire. Per questo occorre rimanere vigili e ampliare la prevenzione, tenendo conto di questa realtà».
Nuova vittoria in tribunale, i giudici hanno rigettato il ricorso presentato dalla società che gestisce una sala bingo sulla statale dei Giovi che chiedeva la revocazione della sentenza del Consiglio di Stato dell’anno scorso, anche in quel caso favorevole al Comune, dopo aver impugnato l’ordinanza dell’allora sindaco Maurizio Capitani del 2017, che ha fissato l’orario di funzionamento degli apparecchi con vincita in denaro dalle 9 alle 12 e dalle 18 alle 23.
Si contestava l’attività di valutazione del giudice, nell’aver preso in considerazione, ai fini della valutazione della legittimità del provvedimento, solo il dato relativo al rapporto tra abitanti e slot del Comune di Vertemate con Minoprio, non tenendo conto del fatto che l’offerta di gioco tramite apparecchi è concentrata, per espressa previsione di legge, solo in alcune aree e in determinati luoghi e spazi, come le sale bingo.
Secondo i giudici, però, l’asserito errore di fatto non si dimostra determinante, tanto più se si considera la finalità di prevenzione che il giudice ha attribuito all’ordinanza «detta finalità non richiede di essere assistita da specifici dati di supporto circa la realtà (già) esistente, dal momento che l’intervento pubblico è volto a evitare che i temuti aspetti negativi si verifichino». Il ricorso per revocazione viene quindi dichiarato inammissibile.
© RIPRODUZIONE RISERVATA