Il ricordo: «Andrea era un alpinista esperto, non certo uno sprovveduto»

Cabiate Il presidente dello sci club sulla tragedia del Monte Bianco: «Sapeva vedere i pericoli»

«Non abbiamo mai fatto delle scalate assieme ma so che Andrea non era uno sprovveduto. Era uno che di montagna ne sapeva molto». La tragica notizia del ritrovamento dei corpi del cabiatese e della compagna di cordata, ha colpito Michele Molteni, presidente dello Sci club Cabiate. «Abbiamo sperato in una conclusione positiva, anche perché, lo ripeto, Andrea era un esperto -aggiunge Molteni -.Vado anch’io in montagna, senza arrivare alle sue difficoltà, e seguendo le tante imprese che ha portato a termine, ho capito che era uno che sapeva valutare il rischio e vedere i pericoli».

Se la notizia della caduta dei due in un crepaccio venisse ufficializzata, per il presidente è la conferma che stavano scendendo dalla vetta. «Se fossero stati in salita, avrebbero visto il crepaccio -dice -. In discesa invece è facile non accorgersi: non è un caso se la maggior parte delle cadute avviene mentre si sta scendendo. Quello che è successo è comunque una fatalità che va messa in conto quando si va in montagna: purtroppo può succedere anche ai più esperti».

Molteni pensa poi ai familiari. «Anche a nome dello Sci Club Cabiate mi stringono attorno al papà, alla mamma, alla moglie, alla figlia e alla sorella Barbara. Siamo profondamente dispiaciuti per la tragica conclusione». Il paese ha sperato sino all’ultimo in una conclusione positiva. «Da quando si è diffusa la notizia, ho sempre sperato che Andrea e Stefania fossero ritrovati in vita -dice la sindaca di Cabiate, Maria Pia Tagliabue -. Purtroppo non è stato così e adesso è il momento di stringersi attorno ai familiari, in questo momento di grande dolore. Tutto il paese è vicino ai parenti di Andrea».

Il parroco don Giovanni Piazza conosce bene l’alpinista scomparso e il padre Enrico. «Avendo la bottega di tappezziere di fianco al santuario, apre e chiude la chiesa -ricorda -.L’altro giorno sono passato a trovarlo ed era al lavoro. Mi ha detto: “Cosa ci vado a fare a Chamonix: non posso fare nulla e c’è già là tanta gente. Preferisco lavorare per non pensare al peggio”». Un peggio che purtroppo è arrivato.

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