Il sacerdote non cambia idea
«Ho predicato il vangelo»
Don Alberto-Salvini, niente pace
Senza scuse il processo va avanti

Mariano: «O cristiani o con lui». E il leader della Lega querelò il sacerdote per diffamazione. Ieri la prima udienza davanti al giudice di pace

Arriverà al traguardo degli 81 anni in Tribunale a Como. Perché il processo che ieri ha visto don Alberto Vigorelli rispondere di un passaggio della sua omelia, «O siete cristiani o di Salvini», nell’aula della giustizia di viale Innocenzo è stato rinviato al 14 maggio, due settimane prima del suo compleanno. A dettare il rinvio, l’invito del Giudice di pace alle parti perché trovino un accordo alla querelle legale nata dalla denuncia per diffamazione firmata dal leader della Lega, Matteo Salvini contro il sacerdote per la frase da lui pronunciata durante una messa domenicale di quattro anni fa in Santo Stefano a Mariano.

Soluzione bonaria lontana

Una risoluzione bonaria che sembra quantomai lontana dal momento che le parti sono su due posizioni opposte. «C’è la nostra disponibilità a un accordo bonario se il prete si scusa» ha esordito il legale rappresentante dell’ex Ministro, Valentina Zanetto del Foro di Monza, rilanciando la richiesta dell’ex ministro. «Questa parola, scusa, non suona bene perché don Alberto ha predicato il Vangelo per il quale non c’è da scusarsi» ha ribattuto il legale rappresentante del sacerdote, l’avvocato Oreste Dominioni del Foro di Milano.

Dominioni: «Amore, non odio»

«Il suo predicare il Vangelo, anche in quella occasione, era ispirato dall’amore e non dall’odio» ha aggiunto Dominioni, rivolgendosi al Giudice di pace, Salvatore Falcone che ha scelto di rinviare l’udienza al 14 maggio per permettere alle parti di confrontarsi in un dialogo per arrivare a una soluzione della questione fuori dall’aula di viale Innocenzo. Una stanza, ieri mattina, riempita da oltre una cinquantina di persone che hanno voluto così mostrare il proprio sostegno al prete marianese. Una alla volta sono arrivati in viale Innocenzo. C’è chi ha portato la colorata bandiera della pace, aperta solo a fine del dibattimento. C’è chi, invece, ha sfidato le gambe non più ferme, appoggiandosi alle stampelle pur di essere presente, come don Renato Sacco coordinatore nazionale di Pax Christi. Ma c’erano anche diversi esponenti dell’area di centrosinistra di Cantù, Mariano e Como (da Chiara Braga, deputata Pd, è arrivato un messaggio di «solidarietà e vicinanza») oltre ad alcuni volti noti del M5S. E, soprattutto, c’erano i preti di Mariano, partendo dal parroco don Luigi Redaelli. A loro don Alberto ha rivolto un sorriso disteso, una volta lasciata dietro le spalle quella trama di scale che portano fino all’aula di giustizia al secondo piano dello stabile. «Non capisco perché voglia le scuse: io ho predicato il Vangelo, non l’ho offeso», ha ribadito il prete, ex missionario, fermo nella sua posizione da quasi 4 anni, ossia da quando ha pronunciato la frase durante una messa nel novembre 2016 in Santo Stefano.

«Non ci si scusa del Vangelo»

Un inciso, quello del prete, nato a commento della lettura di un passo del Vangelo secondo Matteo che si chiudeva con «ero straniero e mi avete accolto». E caduto, tra l’altro, tre giorni dopo l’invito dell’allora segretario federale del Carroccio alla disobbedienza civile contro la richiesta dei Prefetti di mettere a disposizione alberghi o chiese alle politiche di accoglienza. Difficile quindi accogliere quello che il legale di Salvini presenta come un atto distensivo. «Non c’è modo che chi predica il Vangelo, poi debba scusarsi per predicarlo», ha chiosato Dominioni. Qualora non si trovasse l’accordo, il processo proseguirà davanti al giudice.

(Silvia Rigamonti)

La scheda

«Ero straniero e mi avete accolto...»

Così il Vangelo di Matteo

«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli». Con queste parole si apre “Il giudizio finale” del Vangelo secondo Matteo (Mt 25,31-46). «Venite, benedetti del Padre mio (...), perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto».

Il commento di don Alberto

Da qui era scaturito il commento di don Alberto Vigorelli, «O siete di Salvini o siete cristiani» pronunciato una domenica mattina del novembre 2016 a Santo Stefano a Mariano. Tra i fedeli ad ascoltarlo c’era allora anche l’ex sindaco e segretario locale leghista, Alessandro Turati che aveva mal digerito le frasi, rilanciandole sui social in una lettera aperta per esprimere contrarietà.

Chi è don Vigorelli

Collaboratore della parrocchia marianese, don Alberto arriverà così alla vigilia degli 81 anni davanti al Giudice di Pace, dove è stato chiamato a rispondere della sua omelia perché denunciato da Salvini per diffamazione, in una escalation di reazioni da parte dei vertici del partito da cui Turati aveva scelto poi di smarcarsi, riportando la questione sul binario di uno sbaglio umano da perdonare. Missionario per trent’anni tra l’Africa e il Perù, don Alberto ieri si è presentato negli uffici di viale Innocenzo per rispondere delle sue parole. E ha ribadito la sua posizione davanti al legale di Salvini, che gli ha chiesto di risolvere la questione con delle scuse: «Non capisco perché voglia scuse: ho predicato il Vangelo, non l’ho offeso».

Le condizioni di Salvini

Così non la pensa Matteo Salvini, 46 anni, leader della Lega, senatore ed ex Ministro degli Interni, che non intende ritirare la querela senza il “pentimento” del prete. Meglio se accompagnato dalla donazione di 1000 euro a un onlus scelta dallo stesso sacerdote, come ha rilanciato sui canali social alla vigilia della prima udienza a cui è mancato. n 

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