La cameriera accusa il pizzaiolo: «Mi ha violentato in bagno». Ma lui nega e il giudice passa all’udienza preliminare

L’indagine La Procura chiede il rinvio a giudizio per il titolare del locale. Le avrebbe promosso un aumento in cambio del silenzio

Da una parte c’è una cameriera di una pizzeria del Comasco che accusa il proprio capo di averla violentata nei bagni del locale dopo la chiusura, con tanto di richiesta successiva di silenzio con le forze dell’ordine in cambio di un aumento di stipendio. Dall’altra parte c’è lo stesso responsabile dell’attività che nega tutto, arrivando a dire di non aver avuto mai alcun rapporto sessuale con la vittima.

È una storia complessa, difficile da ricostruire, quella su cui la procura di Como ha comunque svolto una lunga serie di indagini arrivando a chiedere al giudice delle indagini preliminari il rinvio a giudizio dell’uomo, un trentacinquenne residente a Cantù di cui non forniamo il nome a tutela dell’anonimato della vittima.

La ricostruzione

La data dell’appuntamento davanti al gip deve ancora essere fissata. Nelle mani della pubblica accusa ci sarebbero però elementi ulteriori rispetto alla sola denuncia della vittima, dati che ora verranno vagliati nel corso dell’udienza.

La vicenda risale all’inizio del mese di aprile di quest’anno. Teatro della brutta storia un locale del Comasco, all’ora della chiusura. Terminate le pulizie e la sistemazione della pizzeria, la ragazza - già uscita dal locale - si era accorta che erano rimaste le luci accese. Aveva così raccontato agli inquirenti di essere tornata indietro per spegnerle e di essere stata raggiunta dal suo capo nei bagni al piano di sotto dove era stata violentata. Sempre stando alla denuncia querela che era stata presentata dalla giovane, l’uomo le avrebbe poi chiesto di rimanere in silenzio venendo in tal modo ricompensata con un aumento di stipendio. Cosa che non avvenne visto che la presunta vittima si presentò poi in seguito a raccontare quanto era avvenuto nei bagni della pizzeria dando così il via all’indagine penale che si è conclusa nelle scorse settimane.

La versione dell’indagato

Lo stesso indagato è stato sentito al termine della chiusura delle indagini preliminari. Il trentacinquenne brianzolo ha tuttavia sempre negato categoricamente ogni contestazione mossa dalla ragazza, nemmeno sostenendo che il rapporto sessuale fosse consenziente ma andando oltre, dicendo che mai ebbe un rapporto con la giovane nei bagni dell’attività commerciale. La procura di Como è tuttavia convinta del contrario, dato che – trascorsi i termini previsti per le attività della difesa – ha scelto di chiedere al giudice delle indagini preliminari il rinvio a giudizio dell’uomo.

Vicenda complicata, come dicevamo, con posizioni che sono letteralmente all’opposto l’una dall’altra. Toccherà ora al giudice dirimere la questione con una udienza preliminare la cui data non è ancora stata messa nero su bianco. L’ipotesi di reato è ovviamente quella di violenza sessuale aggravata dal fatto di aver costretto la giovane cameriera in precedenza ad assumere sostanze alcoliche.

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