La Lega non si arrende: «No alla moschea
fino all’ultimo grado»

Cantù Domani il tema è di nuovo in consiglio comunale. Intanto scattano i 30 giorni per il permesso di costruire. Latorraca a Molteni: «Ipotesi referendum insostenibile»

Non è una novità: da sempre c’è un divario tra la militanza, i partiti, e il ruolo amministrativo. Non fa eccezione il caso-moschea: se la Lega, tanto con il suo massimo rappresentante nel Comasco, il sottosegretario Nicola Molteni, quanto con la sezione cittadina s’è espresso chiaramente contro la sentenza che dà il via libera alla sua apertura, la giunta al momento esercita massima prudenza e resta silenziosa.

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Almeno fino a domani, s’immagina, quando si riunirà il consiglio comunale, e ovviamente la questione verrà sollevata in aula.

La sentenza del Tar

Una settimana fa è stata pubblicata la sentenza della quarta sezione del Tar della Lombardia che, a fronte del ricorso dell’associazione islamica Assalam, impone al Comune di rilasciare entro 30 giorni il permesso di costruire che consentirà di pregare nel loro capannone di via Milano, altrimenti lo farà un commissario. Le opposizioni tutte sperano che rappresenti la parola fine a un braccio di ferro in tribunale costato dieci anni e quasi 150mila euro al Comune.

Di ben altro tenore la replica del sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, che ha dichiarato che «le sentenze seppur discutibili si appellano e si impugnano fino all’ultimo grado di giudizio» e non esclude «un referendum popolare cittadino per chiedere ai canturini e ai comaschi se vogliono o no la moschea».

Il legale di Assalam ed ex consigliere Vincenzo Latorraca ha replicato che «le sentenza prima di tutto si eseguono, mentre il Comune di Cantù non l’ha eseguita, tanto da costringere il Tar a commissariare il Comune» e ha ricordato a Molteni che un referendum «non può svolgersi su atti amministrativi di esecuzione di norme legislative e regolamentari statali e regionali come nel caso del permesso di costruire. Figuriamoci un referendum sulla sentenza e su diritti costituzionali».

La cautela del sindaco

Il sindaco Alice Galbiati, all’indomani della sentenza, è stata cauta, prendendosi del tempo per un confronto tecnico con il legale che rappresenta l’ente, l’avvocato Maurizio Zoppolato, e politico con la maggioranza tutta, prima di decidere se impugnare la sentenza o terminare qui.

Di certo, nella maggioranza, a fare della ferma opposizione alla concessione di un luogo di preghiera alla comunità islamica persino temporaneamente, per il Ramadan, un proprio punto politico fermissimo è stata la Lega e persino Matteo Salvini aveva sfilato in città dietro lo striscione “Mai la moschea a Cantù”. La posizione della sezione cittadina della Lega, guidata dal capogruppo Maurizio Facchini, è chiara: «Siamo in uno stato di diritto ed è doveroso opporsi fino all’ultimo grado di giudizio: le sentenze si possono subire ma non si devono condividere per forza soprattutto se convinti della correttezza delle nostre idee.

La Lega di Cantù non arretra di un passo nel rispetto dei propri concittadini che l’hanno voluta ancora al governo della città: per noi resta la volontà politica di dire ancora no alla moschea a Cantù». Lo stesso vale per la Lega Giovani provinciale: «Anche i Giovani della Lega esprimono il loro dissenso riguardo questa decisione, che porterebbe problematiche riguardanti la sicurezza dei nostri territori».

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