Le mani della ’Ndrangheta sui locali da ballo, colpo di scena: annullata l’accusa di associazione mafiosa

Clan in Brianza La Cassazione azzera la sentenza della Corte d’appello e le rinvia gli atti. Non viene riconosciuto il primo capo di accusa. Così il processo di secondo grado è da rifare

Nuovo colpo di scena, questa volta in Cassazione, nel processo nato dall’inchiesta chiamata “Gaia” che aveva ipotizzato la presenza della ’ndrangheta dietro le minacce e i pestaggi che avvenivano nei locali da ballo della Brianza, tra il Canturino, l’Erbese ma anche la città di Como. Angherie che avevano il fine ultimo di mettere le mani sulla gestione della sicurezza privata, sostanzialmente la gestione dei buttafuori.

Come se fossimo in una stonata partita di tennis, con la pallina a passare da una parte all’altra della rete, l’accusa relativa appunto alla malavita organizzata di stampo calabrese, che in origine era stata imputata a quattro soggetti – tre dei quali residenti nel Comasco – in primo grado non era stata riconosciuta dai giudici, mentre in Appello era stata sancita ma solo a tre imputati.

Gli imputati in questione sono Umberto Cristello (di Seregno, condannato a 17 anni, 9 mesi e 10 giorni), Carmelo Cristello (di Cabiate, 9 anni) e Luca Vacca, di Mariano Comense, (condannato a 9 anni e 5 mesi).

Ma ieri, ed è questo il colpo di scena, lo sfondo di questa storia è nuovamente cambiato dato che la Cassazione, come già era accaduto in primo grado, non ha riconosciuto la sussistenza della presenza malavitosa «annullando la sentenza impugnata limitatamente al capo 1», quello appunto che parlava della presenza della ’ndrangheta nella gestione della sicurezza dei locali notturni della Brianza, «rinviando per un nuovo giudizio ad un’altra sezione della Corte d’Appello».

Respinti gli altri ricorsi che facevano capo agli imputati già condannati in secondo grado, con la sola eccezione di Daniele Scolari (Mariano Comense, condannato in Appello a 4 anni e 8 mesi) che ha visto estinguersi uno dei reati che gli venivano contestati per la remissione della querela di una vittima che, dopo un pestaggio all’interno della discoteca Spazio Renoir, era stata invitata a non presentarsi dai carabinieri. Per Scolari la Cassazione ha chiesto la rideterminazione della pena. Questa è, insomma, la sintesi complicata di un colpo di scena clamoroso che ha nuovamente ribaltato le sorti di un fascicolo che aveva portato a condanne pesantissime, a partire come detto da quelle che venivano imputate ai tre soggetti ritenuti dai giudici d’Appello come vicini alla ’ndrangheta.

Il blitz della Dda era andato in scena nella primavera del 2020 e aveva al centro dell’attenzione - a vario titolo – attività attorno ai locali notturni, con estorsioni, pestaggi, minacce ma anche traffico di sostanze stupefacenti. Le motivazioni di questo nuovo ribaltone non sono ancora note.

L’avvocato difensore

«Luca Vacca per l’associazione mafiosa è stato assolto in primo grado, sentenza ribaltata in appello, ed ora è tornato innocente – ha commentato l’avvocato che lo assiste, Simone Gatto del foro di Como – Tanti giudici hanno analizzato questi fatti e hanno dato una valutazione differente l’uno dall’altro, e questo non può non essere considerato. Abbiamo a che fare con persone e famiglie che devono essere comunque tutelate dal nostro ordinamento».

«Tutti i ricorrenti lamentavano – ha aggiunto l’avvocato di Carmelo Cristello, Giorgio Vianello – sia la prova della operatività di una associazione mafiosa a Seregno, sia della intraneità degli imputati. Questione che era stata risolta nel giudizio di primo grado e che invece era stata modificata in secondo grado. Ora la Cassazione ci ha di nuovo dato ragione».

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