Cronaca / Cantù - Mariano
Sabato 25 Gennaio 2025
Maltratta il figlio scarso a calcio Picchia e chiude in casa la moglie
Cantù Cinquantenne filippino condannato a tre anni e due mesi per violenze domestiche. Lei segregata «perché femmina». Assurda rabbia verso ragazzino di 14 anni
Anni di umiliazioni e di botte, di divieti ad uscire di casa alla moglie solo perché «femmina», oppure di cinghiate e ciabattate per errori fatti dal figlio a 14 anni, giocando a pallone, sui campi del Canturino. «Sei un incapace», era la “carezza” della sera, al rientro dalla scuola calcio.
Papà di cinquant’anni
C’è tutto questo e molto altro in un fascicolo, l’ennesimo verrebbe da dire di questi anni, che ha portato in aula di fronte al Collegio del Tribunale di Como un papà cinquantenne di origini filippine, uomo che era stato iscritto sul registro degli indagati del pm Antonia Pavan dopo che i fatti erano venuti alla luce al termine dell’ennesima aggressione questa volta alla moglie, conclusa con un ricovero in ospedale e la prognosi di 15 giorni. Vicenda quest’ultima che era avvenuta in casa, nel luglio del 2021, ma che aveva aperto un vaso di Pandora colmo di precedenti poi raccontati dalle parole della moglie, cinquantenne pure lei, e dai figli (oggi maggiorenni) che risalivano addirittura al 2014.
Tutte storie che si sono incolonnate una sotto l’altra fino ad arrivare alla condanna che è stata letta proprio dai giudici comaschi, con una pena per maltrattamenti in famiglia e lesioni che è stata quantificata in 3 anni e due mesi, con anche una provvisionale da cinquemila euro.
La vicenda di cui stiamo parlando si è conclusa in queste ore con la lettura del dispositivo di primo grado, accogliendo le richieste della pubblica accusa. Non possiamo fornire altri dati dell’uomo oggi condannato, per tutelare l’anonimato delle vittime che, come detto, non erano solo la moglie ma anche i figli a lungo minorenni negli anni delle vessazioni. La moglie – da quanto è stato raccontato dalle carte dell’accusa – era costantemente umiliata, anche picchiata, e soprattutto impossibilitata ad avere una vita che prevedesse oltre alla famiglia anche solo le uscite con amici. Il marito le vietava tutto, in quanto semplicemente «femmina».
Ma le botte, sempre stando ai racconti formalizzati dalle vittime, colpivano anche i figli minori, con calci e pugni o anche peggio. Tra gli episodi citati, c’è quello anticipato all’inizio, ovvero l’aggressione (non solo verbale ma anche fisica) solo per una partita di calcio giocata male, perché il livello di prestazione del figlio non aveva soddisfatto il palato del genitore. E allora via con le ciabattate e le cinghiate, anche se il ragazzo aveva poco più di 14 anni.
Coltello puntato alla pancia
Ma scorrendo il capo di imputazione compare anche altro, come il coltello puntato alla pancia della moglie nel 2017, oppure minacce con il mattarello. Fino ad arrivare alla goccia che fece traboccare un vaso stracolmo, l’aggressione fisica sempre alla moglie nel mese di luglio del 2021, con la donna costretta alle cure del pronto soccorso e alla dimissione con 15 giorni di prognosi. Un libro carico di maltrattamenti che si è chiuso in queste ore, con la condanna anche se solo per il primo grado da parte del genitore a 3 anni e 2 mesi.
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