Modello “high school” all’Istituto Sant’Elia: sono gli studenti a girare per le classi

Cantù La sperimentazione in stile americano, che sta prendendo piede in Italia, in vigore lunedì. Il preside: «Gli adolescenti hanno bisogno di muoversi, tenerli cinque ore fermi è contro natura»

Da lunedì all’istituto Sant’Elia si cambia: al via una nuova organizzazione della didattica e così come accade nelle high school statunitensi o nei Paesi del Nord Europa, d’ora in avanti, saranno gli studenti a spostarsi da un’aula all’altra in base all’orario delle lezioni, e non avranno più una classe fissa. Tanto che, per evitare caos e chiasso, sono state previste anche vere e proprie regole per disciplinare la circolazione nei corridoi, quasi un codice della strada interno che stabilisce da che parte si sale e da che parte di scende.

Qualche anno fa erano stati proprio gli stessi ragazzi, del corso professionale, a procedere alla catalogazione di tutte le cassette di derivazione presenti nella scuola, un passo necessario per installare gli armadietti che verranno dati in uso a tutti gli 870 studenti di via Sesia.

Le parole di Benincasa

Necessari, per questa nuova organizzazione, che il dirigente Lucio Benincasa aveva in mente fin dal suo arrivo al Sant’Elia, e la cui attuazione è stata rallentata dall’emergenza Covid. «Perché – dice – gli adolescenti hanno bisogno di muoversi, tenerli cinque ore in uno spazio chiuso senza la possibilità di sgranchirsi è contronatura». Da lunedì quindi prenderà avvio la sperimentazione del progetto “Scuola in movimento”. All’inizio saranno tre sole classi a fare da apripista e a non avere un’aula di riferimento e che al cambio dell’ora si sposteranno autonomamente per raggiungere quella dove si terrà la lezione. Una classe per corso di studi – una del liceo, una del tecnico e una del professionale – due quarte e una terza, visto che i ragazzi di prima e seconda devono ancora prendere le misure con la scuola superiore e quelli di quinta sono in procinto di andarsene. Tutti gli studenti saranno quindi dotati di un armadietto a uso personale nel quale riporre i propri effetti personali. E il dirigente Benincasa si raccomanda sin d’ora «di spostarsi ordinatamente e senza indugio, mantenendo la destra e utilizzando la scala A quando si sale e la scala B quando si scende».

Si parte dall’inglese

Si parte dall’inglese. Le lezioni di lingua straniera di tutte le classi si terranno in quattro aule dedicate, due al piano terra, una al piano primo e una al secondo. .Quello della Didattica per Ambienti di Apprendimento è un metodo di organizzazione degli spazi che sta portando anche in Italia una visione di scuola alternativa, che secondo le ricerche di neuropsichiatri favorisce la concentrazione, dà maggiori stimoli e soprattutto costruisce il senso di responsabilità.

Come in città già succede al liceo artistico Fausto Melotti, una necessità di lunga data legata al fatto che gli studenti hanno molte ore di laboratorio, e all’Istituto Comprensivo 3.

«La sfida – prosegue Benincasa – è far sì che tutti i locali della scuola diventino polifunzionali. Le aule dovranno diventare laboratori, anche se un po’ già lo sono con le lavagne multimediali, e i laboratori dovranno diventare aule. Si sta innescando un processo virtuoso che sicuramente pone delle difficoltà, soprattutto nella fasi iniziali, che emergeranno un po’ alla volta sperimentando. E le affronteremo man mano che ci presenteranno, avendo ben chiara la filosofia del progetto che vogliamo realizzare».

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