Addio a Gianni Radice, aveva 61 anni: è stata la dodicesima persone in Italia a ricevere un trapianto di cuore

Cantù Asnago L’8 dicembre 1985 ha ricevuto un cuore nuovo: 38 anni dopo ha smesso di battere. Testimonial di “Storie a lieto fine”, il progetto della Fondazione “Cardiologia Angelo De Gasperis”

A volte la vita assume un disegno nitido, come un cerchio che si chiude: l’8 dicembre del 1985 Gianni Radice era venuto al mondo per la seconda volta e l’8 dicembre, 38 anni dopo, l’ha lasciato. Era stato il dodicesimo paziente in Italia, allora, a venire sottoposto a un trapianto di cuore, il terzo al Niguarda di Milano. Tanto che l’anno passato il suo volto era diventato uno dei testimonial di “Storie a lieto fine”, progetto della Fondazione Cardiologia Angelo De Gasperis per promuovere la donazione del 5 per mille a favore del Cardio Center dell’ospedale milanese, che la Fondazione sostiene da oltre 50 anni.

Dipendente della Cassa Rurale

Radice, che all’anagrafe si chiamava Giannantonio, anche se per tutti era Gianni, aveva 61 anni, buona parte dei quali trascorsi confrontandosi con i problemi del suo cuore. Il che non gli ha impedito di avere una vita serena, grazie al sostegno e all’amore della sua famiglia, degli amici, e anche delle tante persone che animano il mondo della sanità e dell’assistenza. Di Cantù Asnago, a lungo dipendente della Cassa Rurale, era poco più di un ragazzo quando ricevette la diagnosi di una miocardite. Quando seppe, quindi, che aveva bisogno di un cuore nuovo. Nell’Italia del 1985, però, questo tipo di intervento non era possibile, tanto che iniziò a cercare di organizzarsi per farsi operare in Francia, a Lione. Invece, raccontava lui stesso, i medici del reparto di Cardiologia del Niguarda - oggi, Dipartimento funzionale Angelo De Gasperis Cardio Center – gli chiesero di pazientare e non perdere la speranza, perché avrebbe potuto essere salvato qui.

E accadde davvero: l’11 novembre del 1985 il ministro della Sanità Costante Degan firmò due decreti di autorizzazione al prelievo e al trapianto di cuore. La legge sui trapianti era realtà. Il canturino venne operato l’8 dicembre, meno di un mese dopo. Poi verranno la degenza, le terapie, la fisioterapia.

Sono seguiti quarant’anni di vita che, per chi abbia attraversato quello che lui ha affrontato, sono uno straordinario regalo. Ne era consapevole, ed era stato molto orgoglioso quando la sua era stata una delle storie raccontate nello spot trasmesso anche in tv. Sempre con la sua famiglia accanto, le sorelle Patrizia e Luigia, con i loro mariti e i figli, gli amati nipoti.

Trasferito a Cermenate

Da qualche anno, da Cantù Asnago si era trasferito a Cermenate, proprio per stare accanto a Patrizia e alla sua famiglia: «Mio fratello, dopo il trapianto, ha vissuto una vita normale. Lavorava in Cassa Rurale, fino a che le condizioni di salute glielo hanno permesso, e aveva la passione grande per il calcio, era un tifoso della Juventus e non si perdeva una partita».

Doveva prendersi cura di sé, eseguire controlli periodici, e da tre anni a questa parte doveva sottoporsi a dialisi tre volte la settimana. Per questo la famiglia, in questo momento doloroso, vuole ringraziare il personale dei reparti Dialisi e Nefrologia dell’Ospedale Sant’Anna, del Centro Trapianti di Cuore dell’Ospedale Niguarda di Milano, il farmacista di fiducia Giampiero Cesari e i volontari della Croce Rossa di Cermenate, sempre presenti, sempre accanto a lui nelle rituali sedute di dialisi che ormai scandivano le sue giornate. I funerali di Gianni Radice avranno luogo oggi alle 15 nella chiesa di San Giuseppe a Cantù Asnago.

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