Moschea di via Milano, voglia di “pace”. L’appello: «Basta con le liti giudiziarie»

Cantù L’ex sindaco Bizzozero: «Il modo migliore per onorare Ahmadou Bouja e Marisa Brenna». Galbiati: «Il contenzioso lo ha iniziato la sua giunta, noi attendiamo che la Giustizia si pronunci»

L’auspicio espresso, è che la contesa giudiziaria tra Comune di Cantù e l’associazione Assalam, con al centro il capannone di via Milano utilizzato anche per pregare dalla comunità musulmana del territorio, abbia fine: così l’ex sindaco di Cantù Claudio Bizzozero, in occasione, l’altro giorno, del commiato davanti al feretro di Ahmadou Bouya Gueye - morto a 56 anni, anche vicepresidente di Assalam - avvenuto proprio nel cortile esterno dell’edificio.

La riflessione

La riflessione di Bizzozero è stata pubblicamente espresse in una giornata di particolare cordoglio. La mattina, in San Michele, c’erano stati i funerali di Marisa Brenna in Nava, morta a 92 anni, fondatrice de La Soglia, l’associazione di Cantù premiata con la benemerenza civica, impegnata nel sostegno scolastico ai minori oltre che negli affidi familiari. Il pomeriggio, l’addio ad Ahmadou, conosciutissimo non solo tra gli immigrati, visti i rapporti intessuti con tutto l’associazionismo del territorio.

«Sono stato a un altro funerale di una grande donna canturina - ha detto Bizzozero nel corso del suo pubblico intervento, non l’unico - pensando a Marisa, che condivideva gli stessi principi, penso che il modo migliore della comunità sia chiudere questa lunga disputa su questo luogo. Penso che sia il modo migliore per onorare sia Marisa che Ahmadou». Un concetto poi ribadito subito dopo: «Se mi è dato modo di esprimere questa speranza, che è di molti di noi, che questa diventi allora una proposta: chiudiamo questa vessata questione per rendere visibile l’eredità di Ahmadou e Marisa».

Un messaggio, quindi, inviato in questo modo all’indirizzo del Comune di Cantù. Nei mesi scorsi, la Giunta ha autorizzato il sindaco Alice Galbiati a costituirsi nella causa pendente davanti la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che ha dichiarato non manifestamente inammissibile il ricorso depositato da Assalam il 12 gennaio 2022 contro lo Stato italiano.

Il Comune aveva anche provveduto ad affidare un altro incarico legale per ricorrere contro la sentenza del Tar, che annullando il secondo diniego della domanda di permesso di costruire per luogo di culto, aveva accolto il ricorso di Assalam, riconoscendo che il Comune di Cantù deve consentire l’esercizio della libertà di culto laddove siano rispettate le norme di legge.

Cosa ne pensa il sindaco Alice Galbiati, Lega, della proposta formulata dall’ex sindaco della civica Lavori in Corso Bizzozero?

«Senza polemica»

«Senza alcun tipo di polemica, ma solo per dovere di verità - dice - mi occorre ricordare che la questione giudiziaria l’ha iniziata la sua Amministrazione. Attenderemo che la Giustizia Amministrativa si pronunci».

Da chiarire il contesto. Prima, nel 2015, vi era stata una legge di Regione Lombardia - guidata dalla Lega - restrittiva nei confronti degli spazi di preghiera (e dichiarata, quattro anni dopo, incostituzionale dalla Consulta). Nel 2017, gli attacchi della Lega all’associazione culturale Assalam avevano tenuto banco per tutta la campagna elettorale. Il sodalizio aveva chiesto di poter celebrare il Ramadan al proprio capannone in via Milano, acquistato l’anno precedente. Ma l’Amministrazione, allora guidata da Claudio Bizzozero, aveva risposto che il Comune non era legittimato a concederlo, inviando anche la diffida a utilizzare l’immobile come luogo di culto che era poi stata impugnata davanti al Tar.

Una volta eletto sindaco, Edgardo Arosio aveva inviato all’associazione una intimazione e diffida a pregare nell’immobile.

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