«Pianella, il mio Nuovo Cinema Paradiso»

Cantù Pino Sacripanti è nato e cresciuto nel palazzetto, da giocatore delle giovanili e poi da allenatore. «L’atmosfera che si creava era incredibile, nell’arco di una stagione la sua spinta valeva dai 6 agli 8 punti»

«Più di una volta, passando davanti al Pianella, in questi ultimi anni sono entrato dentro a guardare, a spiare nei ricordi e ammetto che le emozioni sono sempre state intense: mi è sembrato di rivivere le scene finali di “Nuovo Cinema Paradiso” quando il protagonista Totò, diventato adulto, ritorna nel paese e trova demolito il cinema da dove tutto era iniziato».

Coach S tefano “Pino” Sacripanti nel palazzetto Pianella ci è letteralmente nato e cresciuto. E non stiamo esagerando, prima nel settore giovanile sia da giocatore che in veste di coach, per poi diventare capo allenatore della prima squadra per la bellezza di nove anni, (sette la prima avventura dal 2000 al 2007 e poi due, il suo ritorno a casa dal 2013 al 2015).

«Non ci sono dubbi - ricorda Pino con un sorriso nostalgico - il Pianella è il luogo in cui ho trascorso la maggior parte del tempo della mia vita - Prima da giocatore delle giovanili, poi da allenatore. Spogliatoi, campo, sala video... ma anche sugli spalti da tifoso quando ero ragazzo».

La carriera di Pino Sacripanti capo allenatore di Cantù iniziò a 29 anni nella stagione 2000/2001, subentrando a coach Franco Ciani con una squadra ultimissima in classifica e che sembrava ormai destinata alla retrocessione. Il battesimo del fuoco al Pianella fu contro la Virtus Bologna di Ettore Messina (con una inevitabile sconfitta). Ma, poi, iniziò una clamorosa rimonta, che permise a Cantù di salvarsi con il Pianella che si trasformava in un’autentica bolgia, con tanto di invasione finale dei tifosi a ogni vittoria casalinga. A quella prima memorabile stagione, la prima in serie A, fece seguito una seconda con semifinale scudetto persa in gara 5 all’ultimo secondo a Bologna, contro la Fortitudo, che gli valse il riconoscimento di miglior allenatore dell’anno.

«L’atmosfera che si creava e che si viveva al Pianella era unica, incredibile. Gli Eagles e tutto il palazzo erano capaci di trascinare la squadra in un modo incredibile. Una sensazione così forte di supporto non l’ho mai più provata in altri palazzetti in Italia e in Europa, anche se ci sono comunque arene calde, ma non com’era il Pianella. Ho sempre pensato che nell’arco di una stagione il calore che poteva sprigionare il “palazzo” potesse valere un buon bottino, almeno 6/8 punti a campionato. Mi riferisco in particolare alle partite tirate, quelle punto a punto: in quei frangenti la spinta del palazzetto era veramente qualcosa che caricava tutti, la squadra e il sottoscritto».

Dopo la prima esperienza da capo allenatore, durata sette anni, Pino ha poi allenato per due anni a Pesaro e quattro a Caserta, prima di tornare in Brianza per altre due stagioni da coach.

La prima volta che tornò al Pianella, in veste di avversario, il presidente Franco Corrado (il suo “papà” cestistico), i tifosi e il palazzetto gli tributarono una grandissima festa.

Tutte tappe di una carriera lunga, con Cantù sempre nel cuore, che Pino si è portato dietro in questi 25 anni di serie A. «Per questo motivo ogni volta che in questi anni sono passato davanti al Pianella e l’ho visto così, abbandonato al suo destino, è stata come una fitta al cuore. Mi sono intrufolato più di una volta per spiare, per vedere e rivedere: si accendono le immagini come se fosse un film. Per questo l’esempio che più mi sembra reale è quello di Nuovo Cinema Paradiso, mi sono sentito come un Totò adulto che torna a casa e si trova le rovine del suo palazzetto. Sono state sensazioni forti». Dopo questo amarcord per lo storico palazzetto, l’attesa è per la nuova Arena che sta finalmente nascendo in corso Europa. Ma il Pianella rimarrà sempre nelle pagine indelebili della memoria di Pino e nei cuori di tutti i tifosi canturini.

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