Cronaca / Cantù - Mariano
Martedì 17 Dicembre 2024
Senza biglietto, botte al capotreno
Due giovani a processo per aggressione
Cantù Prima udienza in tribunale per un ecuadoregno e un brasiliano (26 e 23 anni). Prognosi di dieci giorni. Trenord parte civile
Cantù
«Non ti azzardare a farmi la multa, altrimenti finisce male...». E male, per un capotreno di Trenord, era finita davvero, inseguito e preso a calci e pugni da due ragazzi che all’epoca dei fatti avevano 20 e 22 anni e che ieri sono finiti a processo a Como, accusati dalla procura dell’aggressione che avvenne il Primo maggio del 2021 nella stazione dei treni di Cantù.
A processo, per rispondere alle ipotesi di reato di resistenza e lesioni ed un pubblico ufficiale – quale il capotreno nelle sue funzioni era – e anche di interruzione di un pubblico servizio, visto che la corsa del convoglio era stata interrotta, sono finiti Carlos Alfredo Espinoza Correa, 26 anni dell’Ecuador (che aveva 22 anni all’epoca dei fatti) e l’amico Renan Gustavo Alessandro Zambon, Brasile, 20 anni epoca dei fatti ma che oggi ne ha 23.
La vittima del pestaggio, che riportò dieci giorni di prognosi, e la stessa Trenord si sono costituite parti civili in udienza di fronte al giudice monocratico Valeria Costi ma solo contro l’ecuadoriano, visto che il giovane brasiliano ha nel frattempo risarcito i danni.
A scatenare la reazione dei due passeggeri contro il capotreno, secondo quanto contesta l’accusa, era stata la semplice richiesta di mostrare i biglietti validi per il viaggio su quel treno Regionale – il numero 25025 – che era in transito alla stazione di Cantù. I ragazzi prima non avevano assecondato la richiesta del capotreno volta a farli scendere dal convoglio, proprio perché senza biglietto, poi avevano reagito in modo violento inseguendolo e colpendolo con calci e pugni.
Il viaggio del treno era stato prima interrotto, poi addirittura soppresso. Il capotreno si era fatto refertare al pronto soccorso dell’ospedale rimediando 10 giorni di prognosi.
La segnalazione alla procura e le indagini avevano permesso di ricostruire l’accaduto, arrivando a portare in aula i due sospettati del pestaggio che ora saranno chiamati a rispondere in merito a quello che viene loro contestato, con i rispettivi ed eventuali ruoli che dovranno essere meglio chiariti (o confutati) davanti al giudice.
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