Tragedia di Inverigo, l’uomo che ha sparato all’ex compagna e si è tolto la vita doveva essere arrestato proprio quel pomeriggio

L’inchiesta La Procura aveva chiesto e ottenuto una ordinanza di custodia in carcere per Maurizio Beghè - L’addio annunciato con un post sui social

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Mentre lui attendeva l’ex compagna sul pianerottolo di casa, armato con una Beretta e in tasca 15 proiettili, i carabinieri si stavano preparando ad eseguire un ordine di custodia cautelare in carcere per maltrattamenti. La tragedia di Inverigo, che solo per un caso non ha avuto esiti ancora più gravi, era talmente prevedibile che Procura, Tribunale e carabinieri non avevano perso tempo. E dopo la denuncia della donna contro il padre delle sue figlie, era già stato emesso un provvedimento cautelare a carico di Maurizio Beghè. Provvedimenti che sarebbe dovuto essere eseguito proprio venerdì pomeriggio, quando l’uomo ha aperto il fuoco sull’ex compagna e poi si è tolto la vita.

Una tragedia annunciata su internet, sui social. Maurizio Beghè, 61 anni, originario di Carrara ma da tempo residente in provincia di Como, voleva farla finita. E non ha mai nascosto la sua rabbia nei confronti della ex compagna, accusata tra le altre cose da aver iniziato una nuova relazione con un ragazzo più giovane. «Addio amici e non, conoscenti, e non mi vedrete più né su facebook né da altre parti, spero che alcuni ogni tanto mi ricorderanno, vi voglio bene».

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L’uomo, dopo una lunga convivenza, si era allontanato dall’appartamento ricavato in un sottotetto di via Roma 67/A a Cremnago di Inverigo. La donna lo aveva denunciato e i carabinieri erano già intervenuti nella corte dopo una lite, ma nei confronti di Beghè non ci sarebbe stato - al momento - alcun provvedimento restrittivo. Ma in ogni caso Chiara Musetti, 32 anni, originaria di Pietrasanta, in provincia di Lucca, aveva deciso che tra loro era finita. L’ex compagno si era quindi allontanato, ospitato da una figlia avuta da un precedente rapporto in alto lago. Ma non si era mai arreso, soprattutto per poter rivedere le figlie: «Tutti devono sapere che senza un’udienza non mi fa vedere né sentire le mie bimbe, me le ha messe contro e addirittura le bimbe hanno il tablet mi ha bloccato così non posso più chiamarle né mandargli messaggi niente, ecc ecc. È lunga la lista di cose sbagliate che ha fatto, ricordatevelo».Tutti messaggi postati 24 ore prima della tragedia di Cremnago.

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Eppure i rapporti tra i due sarebbero sempre stati altalenanti. Già dal loro arrivo a Cremnago, circa sette anni fa, quando la figlia maggiore era nata da poco e la sorellina doveva ancora arrivare, i vicini avevano sentito le grida della donna, che chiedeva aiuto. E non una sola volta, ma in varie occasioni. Lei non lo avrebbe denunciato, durante loro convivenza, fino all’ultimo periodo, quando la situazione era diventata insostenibile e a placare gli animi erano dovuti intervenire anche i carabinieri. Così sarebbero arrivate anche le denunce.

Il tutto fino all’epilogo di ieri pomeriggio. Nessuno si aspettava che Maurizio Beghè arrivasse a tanto. Ma quella pistola e quei 20 proiettili pronti a colpire non sono casuali: i carabinieri stanno indagando per cercare di risalire all’origine dell’arma, arma che non doveva essere in mano all’uomo, privo di porto d’armi.

Le bambine, per fortuna, non avrebbero visto il loro papà togliersi la vita. Soccorse dai carabinieri, sono state poi a lungo accudite dai soccorritori della Sos di Lurago d’Erba, che le hanno coccolate e curate. Le piccole, sull’ambulanza, si sono pian piano riprese. Sono tornata anche a ridere, aspettando che la loro mamma tornasse ad abbracciarle.

L’incubo era finito. Mamma Chiara è salita sull’ambulanza, con un vistoso cerotto sullo zigomo e gli occhiali scuri a coprire quegli occhi che hanno pianto per paura.

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