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(Foto di archivio)
L’allarme Due odiosi episodi al telefono in poche ore: uno a segno a Figino e uno fallito a Cantù. Nel primo una finta chiamata dal pronto soccorso, nel secondo un’imitazione. Evocando il Covid
Un copione terribilmente odioso e visto già troppe volte: telefonano ad anziani fingendosi figli in grave difficoltà, chiedendo denaro. E se il contante in casa non fosse sufficiente nessun problema, si dicono disposti ad accettare anche gioielli, pronti a venire direttamente a casa a ritirarli. Come è accaduto mercoledì pomeriggio a Figino Serenza. Un tentativo identico, a Cantù, è invece sfumato quando la vittima ha cominciato a sollevare dubbi su quello che le stavano raccontando.
Ad accomunare i due episodi, il fatto che i truffatori abbiano tratto ispirazione per l’ennesimo detestabile raggiro dalla cronaca, dalla paura della diffusione di nuovi virus della quale spesso si è parlato, in queste settimane, in occasione della ricorrenza del quinto anniversario dall’inizio della pandemia da Covid. Una sceneggiata che a quanto pare si sta ripetendo in città e nel Canturino. Prima era ricorrente la presenza di finti operai delle società del gas o dell’acqua. Oggi questi imbroglioni preferiscono la truffa telefonica, particolarmente vile dato che fa leva sull’emotività di persone anziane che vivano sole o che lo siano in quel momento.
Nel caso di Figino, una donna che vive in una palazzina poco lontana dal centro del paese, mercoledì pomeriggio, ha ricevuto una telefonata da parte di un uomo che dichiarava di chiamare dal pronto soccorso.
«Mi diceva – racconta – che mia figlia era ricoverata, che aveva un nuovo virus molto grave e che quindi era necessario farle subito delle iniezioni, una cura per abbassarle immediatamente la febbre, altrimenti sarebbe entrata in coma». Una prospettiva che, anche solo evocata, scuote nel profondo un genitore. In sottofondo si sentiva una seconda voce, femminile, in lacrime. Tanto è bastato perché la donna si dicesse pronta a fare tutto quello che era necessario. Ovvero, secondo il falso medico, pagare qualche migliaio di euro per la cura. E quando lei ha spiegato di non avere quella somma in casa, i truffatori si sono subito detti pronti a passare a domicilio a ritirare ori e gioielli.
Una vicina di casa si rammarica amaramente: «Quando è arrivato a prenderli l’ho visto – conferma – aveva un aspetto comune, non potevo immaginare cosa stesse facendo. Altrimenti l’avrei fatto scappare». La vittima, terminato il raggiro, ha chiamato le due figlie, ed entrambe le hanno confermato di essere a casa propria e in buona salute. Ma ormai, purtroppo, era tardi, non restava che avvertire i carabinieri.
E’ andata meglio a una donna residente a Cantù, poco lontano da piazza Garibaldi. In questo caso a telefonare è stata una donna, che ha cercato di farsi passare per la figlia, dicendo di essere ricoverata in ospedale a Milano, positiva a un nuovo grave virus d’origine cinese. La chiamata era disturbata, per creare ancora più ansia e camuffare la voce, ma le intenzioni erano molto chiare, ha chiesto 3mila euro per delle iniezioni, necessarie per combattere la grave infezione. L’anziana canturina si è però insospettita e ha iniziato fare domande: tanto è bastato perché la truffatrice appendesse.
In questo caso è andata bene, ma resta sempre una sgradevole inquietudine, per essere stati braccati a casa propria e perché nella testa continua a ronzare la domanda se questi mascalzoni abbiano improvvisato o davvero – e come - sapessero che il loro bersaglio, effettivamente, ha una figlia.
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