Venticinque anni di Fondazione comasca: «Vicini ai più fragili»

L’intervista Enrico Lironi, Consigliere della Fondazione Cariplo: «Bisogni delle persone, tutela artistico-culturale: quanti progetti realizzati»

Un compleanno speciale quello della Fondazione provinciale della Comunità Comasca che festeggia i 25 anni di attività, migliaia di progetti e decine di milioni di euro sul territorio. Enrico Lironi, che l’avventura l’ha vissuta fin dall’inizio e che oggi siede nel consiglio di amministrazione di Fondazione Cariplo, parla di «orgoglio per un progetto che ha dimostrato la sua straordinaria efficacia nel rispondere ai bisogni dei territori e nel promuovere il benessere locale».

Venticinque anni e un traguardo da 3141 progetti per 46 milioni di euro solo a Como...

Sono stati portati avanti dalla Fondazione comunitaria locale che ha avuto il supporto di Fondazione Cariplo con 30 milioni di questi 46. Queste realtà provinciali si aggiungono a tutta l’attività di Milano che si realizza con bandi e iniziative rivolte all’intero territorio regionale. In questo periodo stiamo rilanciando sulle varie province il dato specifico di quanto ciascuna di loro, nei 25 anni, ha realizzato e, in particolare, le prime due che hanno costituito la Fondazione comunitaria sono state Lecco e Como.

Era il 1999...

Le Fondazioni locali nascono per volontà di Fondazione Cariplo nel ’99 con Guzzetti presidente, che aveva proposto l’impostazione delle “Community foundations” americane. Fu una intuizione lungimirante perché sviluppò nelle varie comunità la partecipazione alle necessità sociali attraverso il dono. In 25 anni Cariplo ha erogato più di 500 milioni a quelle locali.

Che ricordo ha di quegli inizi?

Per Como, essendo stato nel primo consiglio istitutivo nella Fondazione provinciale, ricordo la partecipazione generosa di imprenditori, professionisti, operatori nel sociale e nel no profit che hanno dato impulso non solo alla raccolta. Parliamo di numeri, ma che si traducono in interventi capillari in aree dove c’è bisogno. Un impulso generoso che ha consentito di tradursi in tempi molto rapidi nella raccolta dei primi 5 milioni. Fondazione Cariplo dava infatti 5 milioni e, se quella comunitaria ne avesse raccolti altri 5, Milano avrebbe raddoppiato il suo contributo. Si arrivò così a un patrimonio base di 15 milioni. Con le fondazioni locali la cosa fondamentale è la sollecitazione del dono, mentre Fondazione Cariplo nacque per gestire il patrimonio assegnatole dalla banca e che, ben investito, si è incrementato garantendo le risorse per le erogazioni nel sociale. Guzzetti, nel suo lungo periodo di presidenza, ha lasciato un patrimonio di circa 7 miliardi, oggi Azzone ne gestisce 10.

Ci sono anche donazioni “importanti”?

Una volta i beneficiari dei lasciti erano la chiesa e gli ospedali, oggi per una serie di motivazioni, ci sono anche le fondazioni che hanno una struttura agile e competente. Il patrimonio complessivo è diventato molto significativo, quasi di 300 milioni. Per Como è giusto esprimere un plauso e un ringraziamento a coloro che hanno tradotto un’idea sulla carta in un atto concreto e visibile. Il risultato è frutto della sinergia con Fondazione Cariplo che ha puntato sulle fondazioni locali come asset strategico, fondamentali anche nel realizzare insieme a Cariplo progetti speciali, come durante la pandemia per le emergenze o il contrasto alla povertà.

Rispetto a 25 anni fa oggi ci sono internet e i social. È più o meno facile raccogliere fondi?

Più facile e web e social consentono di vedere immediatamente le proposte fatte e i bandi. Si arriva anche nelle realtà più sperdute. A livello regionale possiamo individuare un’esigenza, ma con la capillarità è più facile che un bisogno venga intercettato.

E quali sono i bisogni principali?

Sicuramente quelli legati alla persona, penso a Cascina Cristina a Cantù per l’autismo. C’è poi la ricchezza artistico-culturale, come le chiese in alto lago, nelle valli e più in generale in tutta la Provincia da dove provengono molte richieste motivate. E l’ambito della formazione con gli Its.

Era anche un progetto emblematico, ma si è fermato alla fase uno...

Non è una questione chiusa. La Fondazione Cariplo andrà avanti e vedremo con quali canali, in collaborazione con la realtà locale. Tornando ai bisogni vorrei aggiungere una cosa.

Prego.

Mi è dispiaciuto che nessuno della provincia di Como abbia partecipato al bando “territori sicuri” con tutti i dissesti idrogeologici che abbiamo. Speriamo possa essere rilanciato. Molte associazioni e istituzioni non leggono purtroppo i bandi emessi e questo è un errore.

In 25 anni c’è chi non c’è più. Chi vuole ricordare?

In particolare il primo presidente Franco Tieghi, quello che sicuramente ha sostenuto il peso maggiore, come avviene in tutte le fasi di avvio di un’iniziativa. Fondamentale fu la credibilità della persona e di chi gli era attorno.

Dei 3100 progetti ce n’è uno che le sta più a cuore?

Youth Bank, rivolto ai giovani. Anche Fondazione Cariplo ha prodotto uno specifico bando per i giovani di cui ne ha beneficiato la realtà comasca ottenendo gli scorsi anni risorse superiori al milione nella zona erbese. Lì ha operato in modo attivo e propositivo l’associazione giovanile “lo snodo” nell’ambito del progetto Youth Lab. Credo che dare fiducia ai giovani, mettendoli nella condizione di poter operare secondo le loro capacità, anche sbagliando, e vederli attivi e propositivi sia un grande risultato.

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