Via libera per costruire la moschea: il Comune di Cantù si oppone alla sentenza

Cantù Assalam chiede la nomina di un commissario: «Dovrà verificare le condizioni per il rilascio»

Non è bastata una sentenza a proprio favore, all’associazione Assalam, per ottenere il permesso di costruire che permetterebbe di poter pregare all’interno del proprio capannone in via Milano. Tanto che, dice il loro legale, l’avvocato Vincenzo Latorraca, «chiederemo la nomina di un commissario che dovrà verificare le condizioni per il rilascio». Il che, forse, renderebbe più semplice la posizione dell’amministrazione di centrodestra. Politicamente, almeno.

Nuova costituzione in giudizio da parte del Comune, nuovo incarico professionale di rappresentanza e difesa in giudizio affidato per poco più di 9mila euro. Lo scorso luglio l’associazione islamica Assalam ha presentato ricorso per ottenere l’ottemperanza della sentenza dello scorso febbraio. Sentenza che era stata accolta con grande soddisfazione e che annullando il secondo diniego della domanda di permesso di costruire per luogo di culto accoglieva il ricorso di Assalam, riconoscendo che il Comune di Cantù deve consentire l’esercizio della libertà di culto laddove siano rispettate le norme di legge, a cominciare dalla Costituzione, e regolamenti e smontando tutte le motivazioni opposte per non concedere il rilascio del titolo edilizio.

Il Tar si dovrà esprimere nelle prossime settimane in merito alla richiesta di esecuzione della sentenza e quindi per ottenere il permesso di costruire. Lo stesso Consiglio di Stato sottolinea che resta «l’impossibilità di adibire l’immobile a luogo di culto o ad altra finalità in difetto della necessaria autorizzazione».

La «sentenza di cui la ricorrente chiede l’ottemperanza – si legge nella delibera con la quale la giunta ha deciso di resistere ancora - impone all’Amministrazione di rivalutare la sussistenza dei presupposti per il rilascio del titolo richiesto ma non l’obbligo, tout court, di rilasciarlo».

Il Comune, dice Vincenzo Latorraca, «ormai ha speso 150mila euro per negare l’esercizio di un diritto costituzionale, del diritto di culto. Ed è gravissimo che si utilizzano i soldi del canturini per questo». Ennesimo capitolo di un braccio di ferro in tribunale che dura da anni: «L’amministrazione dovrebbe ricordare che le sentenze sono esecutive, per legge c’è obbligo di ottemperarvi. Invece in questo caso dei cittadini che si sono visti dare ragione da un tribunale devono ancora spendere altro denaro. Qual è l’ostacolo? La questione della dotazione di parcheggi è stata smontata dal Tar, non ci sono altre ragioni per non consentire il rilascio del permesso di costruire».

Un caso ormai politico. Il consigliere di Cantù Civica Omar Bourass, in aula, portavoce dell’associazione Assalam, ha lanciato un appello alla maggioranza per porvi fine: «E’ forse giunto il tempo, nel suo nome, per chiudere una pagina di scontri legali e per trovare, con il dialogo, una soluzione per la comunità islamica che vive e lavora nella nostra città e che ha il diritto di incontrarsi e di pregare come ogni cittadino. Lavoriamo insieme, in questo consiglio, per evitare che che siano i giudici a dover decidere».

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