Casinò, fallimento del 2018: «I sindaci paghino i danni»

Campione d’Italia Comune e casa da gioco parti civili al processo. Tra gli accusati Salmoiraghi, Piccaluga e altri ex amministratori

Il Casinò e il Comune in vista del processo vogliono chiedere i danni agli ex amministratori.

La casa da gioco e il Comune nel processo per il fallimento avvenuto nell’estate del 2018 si sono costituiti parte civile. Il procedimento penale in corso valutare reati «di false comunicazioni sociali, condotte dissipative e distrattive del patrimonio nonché pagamenti preferenziali a carico di alcuni ex amministratori, ex sindaci e altri soggetti».

«Un atto dovuto»

Dopo più rinvii gli accusati, tra cui compaiono i due sindaci Roberto Salmoiraghi e Marita Piccaluga, sono chiamati in tribunale il prossimo 8 gennaio. Salvo prescrizioni il Casinò ha deciso di chiedere in parallelo tramite una azione civile i danni agli stessi imputati. Il 5 dicembre il consiglio di amministrazione della casa da gioco, sulla base di uno studio commissionato ad un accademico, ha formalizzato la richiesta danni e ha allargato il cerchio delle responsabilità anche ad altre persone, facenti parte per esempio dei collegi sindacali, figurano anche funzionari del municipio e responsabilità del Casinò. Andando indietro «a partire dal 2011, perché da allora i componenti degli organi sociali del Casinò hanno avuto contezza della grave situazione di crisi in cui versava la società».

«Il Comune come socio unico tramite delibera di giunta ha avvallato il procedimento mosso dal Casinò – dice il sindaco Roberto Canesi – si tratta di un atto dovuto. In maniera diligente tramite esperti sono stati individuati i possibili responsabili del crack. Si tratta di una azione che corre in parallelo rispetto al processo penale. Anche la richiesta di risarcimento danni deve tenere conto però della prescrizione». Su cui in paese si dibatte. Già per una buona parte delle responsabilità i termini sono scaduti, per altre accuse invece i campionesi si domandano da quando esattamente sia partito il cronometro. «Sono questioni di giurisprudenza che devono essere chiarite – dice ancora Canesi – certo sul totale parliamo di cifre ingenti, circa cento milioni, sebbene una quota sia ormai scaduta».

Cifre ingenti

Occorre ricordare che il Casinò aveva avanzato pretese risarcitorie per quasi undici milioni di euro anche nei confronti dei curatori fallimentari, esperti che avevano ricevuto l’incarico di gestire la casa da gioco subito dopo il crack milionario.

Comunque nonostante il fallimento dell’estate del 2018, con un precedente dissesto del Comune in qualità di socio unico, il Casinò da due anni è tornato a lavorare e pur a fronte di molte difficoltà il concordato per uscire dalla crisi va avanti. «Il mio mandato come quelli dei Comuni chiamati al voto durante il Covid, è stato prolungato di nove mesi – dice Canesi – a breve contiamo dopo anni di domandare una anticipazione di tesoreria pari a zero perché per la gestione ordinaria finalmente non abbiamo più bisogno di aiuti. Poi certo restano da saldare i debiti dell’organo di liquidazione, cosa che dovremmo riuscire a fare nella prima metà del 2025».

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