Cronaca / Como cintura
Venerdì 20 Marzo 2020
La “passeggiatina” e il barbecue sul prato
Troppe le denunce per i divieti violati
Il vaccino siamo noi, se restiamo a casa - Eppure gli appelli non bastano, neppure a Como. Dove sanzioni e denunce da parte delle forze dell’ordine si moltiplicano, ogni giorno
Como
Vien voglia di tirare il freno a mano, di “piantare” l’auto in mezzo a viale Giulio Cesare (un posto come un altro, così, per dire) e di gridarlo a squarcia gola: vi state ammalando, ci state ammalando.
Tutto già scritto, ripetuto, visto e fotografato: signore a zonzo con il cane, mamme e papà con i passeggini perché «cosa vuole, il pupo non ce la faceva più», anziani signori con cappello ma senza mascherina, «e comunque, agente, guardi che sto attenta, sto lontana da tutti».
Ha detto bene ieri il ministro dello Sport, interrogato su jogging si jogging no e su altre amenità tra le tante che sembrano diventate la priorità del Paese: il vaccino esiste già, il vaccino è ognuno di noi se restiamo a casa. Facile, no?
E invece. L’elenco delle denunce si allunga, e con esso si allunga il campionario delle trovate, delle scuse, delle geniali intuizioni. Per dire: l’altro giorno i carabinieri del nucleo forestale si sono arrampicati in fretta e furia fino al Baradello dove era stata segnalata l’organizzazione di uno spensierato sabba propiziatorio all’ombra della rocca, con chitarra, le bionde trecce, due “sarsiccette” e via grigliando. Ai carabinieri sono sfuggiti tutti per un soffio. Quando sono arrivati, sotto la torre non restava che la brace di un falò spento in fretta e furia.
In generale è il concetto che sfugge, l’idea di essere immuni che si combina con quella di essere innocui, in un contesto – spiegano le forze dell’ordine – già complicato di suo, intasato, quasi, di soggetti deboli come gli anziani soli che a volte non leggono, non ascoltano, non si informano e nei cui confronti è anche difficile esercitare l’azione penale. Sul prestampato per l’autocertificazione è scritto «a questo riguardo dichiaro che», e la frase è seguita da un breve spazio bianco in cui eventualmente motivare le ragioni del proprio allontanamento dal domicilio. Nelle ultime 48 ore ci sono pensionati che hanno esplicitamente dichiarato di essere usciti a fare un giro perché «non ce la faccio più a stare a casa», oppure per l’urgente necessità di andare a comprare le patate per forza in via Milano, e non altrove, magari più vicino al domicilio per non allungare la strada esponendosi inutilmente al rischio di contagio. A Como e dintorni si viaggia ormai a colpi di 30, 40, 50 sanzioni al giorno. L’altro ieri, un signore di Blevio di 59 anni ciondolava nella zona di piazza Matteotti sostenendo di essere “sceso” in città, dal paese, all’unico scopo di acquistare il latte. I poliziotti, naturalmente, lo hanno sanzionato, dopo avere verificato che il latte si può tranquillamente acquistare anche a Blevio, senza bisogno di spostarsi per chilometri.
Ieri il governo ha deciso che si cambia musica, e nuovi provvedimenti più restrittivi sono nell’aria, anche se si pattina sul filo sottile delle libertà individuali garantite dalla Costituzione. I sindaci del nord - e in realtà non soltanto loro - invocano l’intervento dell’Esercito, in versione massiccia, altro che jeep e camionetta. Ieri il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha chiarito che saranno semmai i prefetti a decidere, in ambito di comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza, se sarà o meno il caso di incrementare la sorveglianza e di chiedere, eventualmente, uno sforzo maggiore da parte di unità dell’Esercito.
In un contesto, come quello comasco, in cui la diffusione del virus è senz’altro sottostimata e in cui, soprattutto, il contagio non sembra registrare rallentamenti di sorta, l’unica soluzione siamo davvero noi e la nostra capacità di sacrificare, per un obiettivo superiore, un po’ della nostra libertà personale.
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