La tragedia della bomba a Fino Mornasco, quattro anni dopo

Il racconto L’esplosione costò la vita a un 21enne : «L’intera zona è a rischio crolli, i puntelli sono saltati. Degrado e topi ovunque, sarebbe ora di intervenire»

Il bel giardino all’ingresso è uno sbiadito ricordo, soffocato col passare degli anni da piante infestanti. Al centro dell’aiuola, accarezzato da un timido sole autunnale, si erge ancora un albero, ma il tronco è appesantito dalla folta chioma e i rami, stanchi, sembra accarezzino quel che rimane della cancellata.

Tra le fronde s’intravede la villetta: uno scheletro spettrale. Le facciate sono sventrate, le solette puntellate e chili di rifiuti ricoprono il corsello dei box.

Ad Andrate

Sono passati quattro anni e mezzo ma in via Liguria a Andrate il tempo sembra essersi fermato a quel maledetto 11 maggio del 2020 quando Alessandro Fino, 21 anni, morì nella villetta a schiera in cui viveva con i genitori, per una serie di violente e ripetute deflagrazioni causate dalla reazione chimica delle sostanze esplosive di cui era appassionato. Le esplosioni danneggiarono anche due proprietà confinanti. Sono ancora inagibili. Le 17 famiglie del complesso residenziale guardano ogni giorno con amarezza la “ferita” mai rimarginata, preoccupate che il degrado non abbia fine.

Lo dice chiaramente Paolo Sabatini: la sua casa confina con una delle villette danneggiate. «Siamo preoccupati. Per la prima volta quest’estate ho ritrovato dei grossi topi in giardino, in passato al massimo erano topolini di campagna. D’altronde con tutto questo sporco (indica la casa dell’esplosione ndr.). Il problema è stato segnalato in Comune, hanno messo una trappola lungo la strada, ma non basta». Paolo nei giorni scorsi ha chiamato la polizia locale. «Nella villa sventrata hanno ceduto alcuni puntelli, rischiamo che crolli tutto».

Gli agenti hanno effettuato un sopralluogo, non sono stati riscontrati rischi per la popolazione. Anche Roberto Carlin è preoccupato. Lui è uno dei due proprietari costretti ad abbandonare casa nel 2020.

«Non dimenticherò quel giorno»

«Non dimenticherò mai quel giorno - racconta - Erano le 6 del mattino, stavamo dormendo (lui, la moglie, i due figli ndr.) ci ha svegliati un’esplosione fortissima. Pensavamo fosse la caldaia del vicino».

Ci mostra la sua abitazione. Il muro in cemento armato che confina con la casa di Alessandro Fino sembra bombardato, la parete della cameretta del figlio è crollata. «Per fortuna ha ceduto quando eravamo già usciti». Ci rammenta gli ordigni rinvenuti nella villa dei vicini, fatti esplodere dagli artificieri nel campo retrostante. «Ne hanno trovati 29. Dormivamo su una polveriera e non lo sapevamo».

Roberto attende che si chiuda l’iter giudiziario. Vuole ricostruire, ma per farlo è necessario agire anche nella proprietà confinante. «Io e mia moglie veniamo quasi ogni giorno. In giardino vive la nostra cagnolina Lexy. Nell’abitazione dove siamo oggi non può stare, non me la sono sentita di portarla in canile».

Roberto condivide le parole del vicino di casa. «Il quartiere non può restare a lungo in questo stato, devono arrivare delle risposte, ci vuole decoro». Fa una battuta: «Se non si muoverà nulla, manderò Ducci!».

Il suo collega di minoranza perché Carlin nel frattempo, dal giugno scorso, è diventato consigliere comunale di “Fino Futura”.

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