Fino, addio a Carletto Arrighi, il “nonno della fattoria”: negli anni ’60 si trovò su un volo dirottato dai terroristi

Lutto Agricoltore prima e imprenditore poi, aveva compiuto 93 anni. Per generazioni è stato “il nonno della fattoria”: la sua è stata una vita davvero intensa

Per generazioni è stato il nonno della fattoria, ha rischiato di perdere una mano, era su un volo dirottato dai terroristi e novello sposo è stato ricevuto con la moglie da Papa Giovanni XXIII con un solare: «Che bei due brianzoli!».

Ha avuto una vita davvero intensa Carlo Arrighi, per tutti Carletto, morto a 93 anni. Da sei anni viveva nella Rsa Casa Albergo di Lomazzo insieme all’amata consorte Pinuccia Riva. Erano sposati da quasi 53 anni.

La Rubinetteria Lario

Nato e cresciuto nel cortile degli Arrighi, in via Raimondi, sin da bambino è stato uomo del fare: prima il lavoro nei campi, la cura degli animali, poi lo studio. Cresciuto è diventato meccanico nell’utensileria, una specializzazione che l’ha portato a essere responsabile di produzione della Rubinetteria del Lario.

Alla fine degli anni Sessanta, proprio durante un volo di lavoro, si ritrovò addirittura ostaggio dei terroristi.

Lo ricorda la figlia Maria Giovanna: «Papà era di rientro da Amsterdam, era stato nelle carceri per adattare dei rubinetti alle normative di sicurezza, quando il volo di rientro a Milano venne dirottato a Francoforte. Solo l’intervento delle teste di cuoio consentì di liberare gli ostaggi e di farli sbarcare sani e salvi a Torino».

Sempre per motivi di lavoro Carletto ha rischiato di perdere una mano. «Erano gli anni Ottanta, aveva aperto a Bregnano con un fratello di mia mamma la Far: Fonderia Arrighi Riva. Durante una fase della lavorazione una colata di ottone gli entrò nel guanto».

La mano si salvò, ma lui fu costretto a cambiare concludendo la carriera alla Fisac seteria. In pensione ebbe finalmente il tempo di dedicarsi al suo hobby: l’orto e gli animali.

«Aveva galline di tutti i tipi, partecipò persino a dei concorsi, c’erano anche conigli e per un certo periodo tenne anche delle pecore».

La cura degli animali lo aveva fatto diventare il nonno della fattoria per gli alunni delle scuole dell’infanzia del paese. «Mostrava come venivano al mondo i pulcini, faceva accarezzare i coniglietti». Ma il Carletto è stato anche il fornitore di frutta e verdura, rigorosamente gratis, della banda, della parrocchia, dei centri estivi.

«Ricordo in quanti si presentavano all’orto e chiedevano: “Carletto cosa ti avanza?”». Non solo insieme a un gruppo di amici si metteva a disposizione della parrocchia magari per il taglio piante.

Tanti messaggi di cordoglio

«Nonostante da sei anni non abitasse più a Fino, lunedì in tanti hanno partecipato ai funerali: li ringrazio di cuore!». Dopotutto come dimenticare una persona che ha vissuto così intensamente? Persino la Rsa è rimasta colpita dai suoi racconti scrivendone un libro. Carletto oltre alla moglie Pinuccia e alla figlia Maria Giovanna lascia il figlio Giuliano, ha seguito le sue orme diventando perito agrario, i nipoti Gaia, Giacomo e Marco, sino a qualche anno fa curava le galline proprio come il nonno.

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