Cronaca / Como cintura
Mercoledì 14 Febbraio 2024
Rapinatore a processo: «Era stato un mio dipendente»
Tavernerio Colpo fallito alla discoteca K-Klass. Il gestore aveva tolto il cappuccio al malvivente. Ieri in tribunale il faccia a faccia
A un certo punto, «anche se non mi accorsi chi fu a premere il grilletto», in aria fu anche «esploso un colpo di pistola». Un estremo tentativo – forse – di portare a termine quel colpo che invece naufragò, soprattutto quando la vittima dell’assalto, nel corso della colluttazione, riuscì a togliere il passamontagna da uno dei due rapinatori riconoscendolo. Riconoscimento che è stato effettuato anche ieri mattina in aula, davanti al collegio del Tribunale di Como: «Chi fu l’uomo a cui tolsi in passamontagna? E’ quell’uomo seduto (indicandolo, ndr), era il più alto dei due. Lo conoscevo perché aveva lavorato da noi».
Incasso d 12mila euro
È stato questo il passaggio cardine dell’udienza del processo per l’assalto alla cassetta dell’incasso del K-Klass, discoteca che all’epoca dei fatti (siamo al 3 novembre del 2018) si trovava a Tavernerio. A processo, accusato della tentata rapina, c’è solo uno dei due presunti malviventi, mentre il secondo non è mai stato identificato con esattezza. L’imputato è Massimo Colombi, 46 anni, residente a Como.
Secondo quella che è l’ipotesi della procura (pubblico ministero Giuseppe Rose), il rapinatore conosceva bene le abitudini del gestore della discoteca – un quarantaseienne di Lurago Marinone, costituito parte civile con l’assistenza dell’avvocato Christian Galantucci – e per questo fu in grado di attenderlo fuori dalla sua abitazione, all’orario in cui sapeva sarebbe arrivato con la cassetta blindata contenente l’incasso che per quella serata di novembre del 2018 era stato quantificato in mila euro. Erano le 5.30 della mattina.
La vittima riuscì a scendere dalla propria vettura quando fu avvicinata da due persone armate e incappucciate. La reazione del gestore del K-Klass fu però immediata: strappò la cassetta che i malviventi stavano già per prendere e la lanciò in una sua proprietà privata dove i rapinatori non l’avrebbero mai potuta raggiungere. I genitori della parte civile, al sentire il trambusto quando ancora non era spuntata l’alba, uscirono pure loro dalla casa per aiutare il figlio. Dalla colluttazione che ne venne fuori, tutti e tre rimasero feriti e furono costretti a farsi medicare dal pronto soccorso.
A maggio la sentenza
Nella zuffa, però, ci fu anche quel passaggio fondamentale ricordato ieri mattina in aula, con il passamontagna strappato dal capo di uno dei due malviventi: «Aveva lavorato da noi – ha ricordato la vittima guardando l’imputato – Faceva le pulizie al locale, per questo l’ho riconosciuto». L’uomo poi scappò, e con lui anche il complice su cui ci furono dei sospetti ma che non è mai stato individuato con certezza.
L’udienza è poi stata rinviata al mese di maggio quando saranno sentiti gli ultimi testimoni e le parti saranno chiamate a concludere. Poi non rimarrà che attendere la sentenza.
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