Viale Geno, dieci minuti sott’acqua
Un turista aveva già tentato di salvarlo

La pattuglia della Polstrada fermata da un gruppo di passanti a Sant’Agostino - Poi il tuffo del poliziotto, guidato dal collega da riva: il ragazzo lotta ancora per la vita

Como

Dev’essere rimasto almeno dieci minuti sott’acqua il giovane di Cavenago Brianza, salvato l’altroieri da un poliziotto della Polstrada in viale Geno, all’altezza dei giardini intitolati a Sergio Ramelli dopo avere accusato un malore nelle acque del lago. Dieci minuti senza ossigeno che rendono il quadro clinico estremamente critico, come confermava ieri l’ospedale di Lecco, dove quel ragazzo, 18 anni appena, è sempre ricoverato in rianimazione.

Difficile dire se riuscirà a cavarsela, e in che modo, ma se un lumino di speranza rimane acceso il merito è di Gianfranco Salemi, l’agente di polizia che si è sfilato gli stivali, si è slacciato il cinturone e si è immerso nell’acqua gelida e verdissima intorbidita da alghe e limo, al punto da annullare completamente la visibilità anche a pochi centimetri dalla superficie.

Salemi passava con il suo collega in piazza Matteotti per andare a prendere servizio in autostrada: erano più o meno le 13 e c’era un gruppo di persone - passanti e turisti - che si sbracciava urlando per richiamare la loro attenzione. «C’è un ragazzo in acqua», gridavano, i poliziotti hanno imboccato il viale e sono piombati ai giardini Ramelli. Gianfranco si è slacciato il cinturone e si è tuffato dalle scalette. Prima di lui aveva appena provato anche un passante, probabilmente un turista, riemerso sfinito dopo avere tentato inutilmente di individuare la sagoma del ragazzo e avendo a sua volta rischiato un collasso per la temperatura dell’acqua. C’era un uomo in barca che gridava di non potersi tuffare («ho appena mangiato», pare abbia detto) mentre altri indicavano un’altra barca ancorata non distante, sostenendo che il ragazzo fosse là sotto.

Salemi si immerge una, due tre volte, ma benchè in quel punto il lago non sia profondo più di due metri, due metri e mezzo, la visibilità è davvero nulla. L’unico che vede qualcosa è il suo collega, al quale dall’alto pare di individuare come un’ombra che si sposta sotot la superficie: «Dov’è?» grida Gianfranco ogni volta che riemerge, «di là», gli indica l’altro, ma ogni volta che lui torna sotto, la corrente se l’è già portato via, un metro, un metro e mezzo oltre, quel tanto che basta per perderlo ancora. Poi, all’improvviso, quando tutto sembra perduto, il poliziotto se lo ritrova davanti agli occhi, come se di colpo, e per un brevissimo istante, l’acqua si fosse fatta di nuovo trasparente: allunga le mani, lo afferra per un braccio e se lo trascina su, verso la luce. Il collega lo aspetta sulla gradinata, insieme lo sollevano e lo adagiano sul fianco preparandosi a rianimarlo. Non servirà: due secondi ancora e accanto al ragazzo piombano i soccorritori del 118, che per i dieci minuti successivi continueranno a rianimarlo per poi caricarlo in ambulanza e accompagnarlo a Villa Guardia, alla base dell’elisoccorso in decollo verso Lecco.

I due poliziotti risalgono in auto e scortano l’ambulanza a destinazione. Poi per radio avvertono la sala operativa: «Rientriamo». Il tempo di cambiare l’uniforme, poi di nuovo in servizio, destinazione autostrada.

La speranza di tutti - non solo di amici e familiari ma anche degli agenti, dei tanti passanti e dei turisti che hanno assistito alle operazioni di salvataggio - è che a quel ragazzino il destino conceda ora un’altra chance. Sarebbe un bel regalo: il lago, in questi anni, se n’è portati via già abbastanza.

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