Il sindaco Rapinese e la festa del 2 giugno. «La Repubblica mi fa sentire un re»

Celebrazioni Piazza gremita per la cerimonia. Applausi per l’Inno suonato dalla Filarmonica. Il prefetto: «Rafforziamo i legami tra di noi. La solidarietà è tutt’uno con le nostre radici»

Parla di «radici profonde» e solide il cui frutto è una Repubblica in cui «il rispetto tra i diversi» è un valore, il prefetto. Mentre il sindaco ricorre a un’antitesi per spiegare cosa rappresenti per lui la festa del 2 giugno: «La Repubblica mi fa sentire come fossi un re». E tutti concordano sul fatto che è la cultura la vera meraviglia che consentirà alla nostra Repubblica di invecchiare serenamente. Cultura a partire dalla musica, quella della Filarmonica Alessandro Volta: oltre 150 anni di storia al servizio della città.

A margine di tutto ciò, i turisti che affollano Como passano, fotografano, si fermano, ascoltano: «Buona Festa della Repubblica anche a voi» li saluta il prefetto.

Le radici della Repubblica

In questa tormentata - meteorologicamente parlando - primavera, la mattinata in cui la Repubblica italiana compie 78 anni offre quello sprazzo di sole che serve per consentire di festeggiare in piazza le celebrazioni del 2 giugno. La location è suggestiva: un lato del Duomo sulla destra, il Broletto ammantato con il Tricolore sullo sfondo, centinaia di persone che passano e si fermano lungo lo spazio dedicato agli ospiti.

Il primo a parlare è Mameli. Con l’inno suonato dalla filarmonica e cantato da tutti i presenti, durante l’alzabandiera. A raccontarlo così sembra un momento di prassi burocratica, e invece strappa emozioni. Con gli applausi finali convinti di tutta la piazza. Quindi tocca al prefetto, Andrea Polichetti, a fare gli onori di casa: «Come possiamo rafforzare i legami tra i componenti della famiglia repubblicana?» si chiede fin dalle prime parole. Coniugando «i diritti con i doveri», con il «rispetto tra i diversi» che costituisce il valore di questa Repubblica, con «la solidarietà» che è essa stessa «un tutt’uno con le radici della nostra Repubblica», nata anche grazie all'opera dei «costituenti comaschi». E con la «partecipazione di tutti», vera linfa vitale di una storia nata con il referendum in cui, per la prima volta, anche le donne hanno avuto la possibilità finalmente di votare.

A ricordare questa tappa non soltanto storica, ma rivoluzionaria dal punto di vista anche sociale, è il sindaco di Como, Alessandro Rapinese. Un discorso appassionato, il suo, che ha preso il via da una domanda: «Mi chiedo cosa sia la Repubblica per me». E si risponde: «È l’ospedale dove sono nato in sicurezza». Ma è anche quella realtà che «mi ha consentito di avere decine di maestri e professori, neanche fossi un re» perché «per la Repubblica chiunque di noi è il più importante» e «la Repubblica ti fa sentire un re». E poi «sa come comporre le liti» e «se mi serve aiuto c’è e accorre ovunque io mi trovi».

Ma «la vera meraviglia» della Repubblica italiana «la si trova nei musei, nelle biblioteche, nelle infrastrutture di comunicazione». E avverte: «La Repubblica funzionerà fino a quando la serviremo e la rispetteremo».

Plinio il Vecchio

Repubblica è cultura che, come ha ricordato il presidente Mattarella, è «l’elemento costitutivo dell’identità nazionale», ed è storia e non suoni dunque azzardato, anzi, il richiamo a un grande comasco come Plinio il Vecchio, la cui figura è stata ricordata da Luca Levrini, presidente del Comitato nazionale per le celebrazioni dei duemila anni dalla nascita.

La Repubblica è anche e soprattutto partecipazione. Come la mattinata di ieri nel cuore di Como ha dimostrato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA