«Scuole da chiudere, lo dicono i numeri»

Il caso Nella delibera appena votata ci sono i motivi che hanno spinto la giunta a prendere la (contestata) decisione: calo demografico, scarsa occupazione degli edifici e costi molto elevati per la messa a norma

Proiezioni demografiche fino al 2032 per le scuole secondarie di primo grado, al 2030 per le primarie e al 2026 per le materne.

Ma anche i costi per la messa a norma e il grado di occupazione delle strutture. Sono questi i tre filoni su cui si basano i dati tecnici (sui quali l’opposizione, ma anche i genitori hanno chiesto approfondimenti) alla base della delibera di giunta (con parere positivo dell’ufficio scolastico provinciale) che ha decretato la chiusura di quattro scuole dall’anno prossimo.

Il centro storico

Due sono in centro storico (elementari di via Perti e asilo di via Volta), poi ci sono l’asilo di via Varesina (che viene trasferito all’ex nido Nuvoletta) e quello di piazzale Giotto (accorpato alla primaria di via Isonzo). A queste, l’anno successivo ne seguiranno altre due mentre di ulteriori due plessi è già stata decretata la chiusura un anno fa.

I numeri allegati alla delibera dicono che alle elementari oggi più di quattro posti su 10 sono vuoti (il 41%), il 19% alle materne e oltre il 34% alle medie. Attualmente ci sono «18 scuole dell’infanzia frequentate da un totale di 1.185 alunni, 20 scuole primarie frequentate da un totale di 2.542 alunni e 11 scuole secondarie di I grado frequentate da un totale di 1.893 alunni». Vengono dettagliate anche le capienze autorizzate, i posti occupati e quelli liberi. Nella scuola dell’infanzia su 1.473 posti quelli occupati sono 1.185 e 288 liberi pari al 19%, alla primaria su 4.364 gli occupati sono 2.542. Questo significa che vuoti sono 1.822, pari al 41% di quelli disponibili nei vari edifici. Alla secondaria di primo grado i posti sono 2.888, 1.893 occupati e 995 vuoti, pari al 34,5%.

In media le previsioni vedono, tra il 2026 e il 2033, cali tra il 28 e il 35% di potenziali iscritti nelle strutture cittadine. Analizzando le scuole nel mirino, quella di via Perti (una delle due più contestate e per la chiusura della quale ci sono i pareri, non vincolanti, ma contrari, di consiglio di istituto e collegio docenti) a fronte di una capienza di 250 posti ospita 114 alunni con un tasso di occupazione del 46% e, secondo gli uffici comunali, andranno a ridursi ulteriormente. A questo si aggiungono le condizioni dell’edificio, principale motivo della chiusura: c’è un piano non utilizzato e con infiltrazioni dal tetto e le stime di messa a norma si attestano su 4,3 milioni di euro. Le alternative proposte, secondo la giunta, sono diverse e la distanza massima è di 1,5 chilometri.

Per la scuola d’infanzia di via Volta il problema dell’utilizzo non c’è, avendo un tasso di occupazione dell’85% che, secondo le previsioni, scenderà al 75% tra due anni, ma la causa alla base della scelta di chiuderla è lo stato dell’edificio che, per essere messo a norma, richiederebbe 1,1 milioni di euro. L’alternativa proposta è in via Passeri, un chilometro di distanza ma all’esterno del centro storico e consiglio d’istituto e docenti si sono espressi contro la chiusura.

Trasferimento

Situazione molto diversa in via Varesina, da tempo al centro di lamentele per le pessime condizioni dello stabile: in questo caso si tratta della chiusura della scuola (metterla a norma costerebbe non meno di 2,1 milioni) e del trasferimento all’ex nido Nuvoletta al civico 1 della stessa strada. Oggi l’asilo è occupato per il 74% (63% nel 2026) e per l’adeguamento dell’ex nido (chiuso da tempo) sono stati stanziati 220mila euro. I pareri del consiglio d’istituto e del collegio docenti sono favorevoli.

Verso la chiusura anche l’asilo di piazzale Giotto a Prestino. È occupato al 61% e ci sono problemi nella copertura. Essendoci a poca distanza (500 metri) la scuola elementare Bianchi in via Isonzo, utilizzata solo per il 29% (su una capienza di 259 studenti), oggetto di manutenzioni recenti e con un piano libero, l’amministrazione ha deciso l’accorpamento con il parere del consiglio d’istituto favorevole (contrario il collegio docenti).

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