A Como sempre più cremazioni: quest’anno toccata la quota del 74%

I nostri cari In leggera crescita la scelta di tenere a casa le ceneri. Il 7% opta per la dispersione - Per i defunti di religione ebraica c’è un campo a Monte Olimpino, nessuna area per i musulmani

Più di sette comaschi su dieci scelgono di far cremare i propri cari e il dato è in crescita nel corso degli ultimi anni. Su 487 residenti deceduti in città dall’inizio del 2024 il 74%, pari cioè a 359 è stato infatti cremato. Le sepolture “tradizionali” sono invece state soltanto 128.

Nel corso dell’intero 2023 su 652 decessi di cittadini comaschi, 441 sono stati sottoposti a cremazione, che significa il 68% mentre le inumazioni sono state 211. Nel 2019 la percentuale dei defunti cremati era del 62%,(pari a 402 morti su 652 complessivi di residenti a Como).

Anche la Chiesa ha cambiato atteggiamento a riguardo e lo stesso Codice di diritto canonico, pur raccomandando «la pia consuetudine di seppellire i corpi dei defunti», non proibisce la cremazione «a meno che questa non sia stata scelta per ragioni contrarie alla fede». La cremazione ha anche avuto un’accelerazione durante il periodo della pandemia. Nel 2020, infetti, la percentuale in città è salita al 68% (dal 62% dell’anno precedente) e, nel 2021, al 71% con un incremento complessivo del 12% in poco più di cinque anni.

C’è chi sceglie poi al cimitero dei colombari di piccole dimensioni e, chi, invece, seppellisce l’urna nella tomba dove ci sono già altri familiari che avevano invece preferito l’inumazione. Le agenzie di pompe funebri offrono diverse tipologie di urne, che vanno da quelle più tradizionali, al altre che rappresentano il mondo o, addirittura, un pallone da calcio.

I dati del Comune di Como rivelano anche che c’è una percentuale, che si attesta attorno al 20% di comaschi, che sceglie di tenere a casa le ceneri del congiunto defunto, mentre il 7% (il dato è dello scorso anno, quello relativo al 2024 non è ancora disponibile ma dovrebbe essere simile) opta per la dispersione delle ceneri nel lago (va mantenuta una certa distanza dalla riva) o in un luogo caro ai defunti. Se la cremazione è accettata dalla Chiesa, non è lo stesso per la dispersione delle ceneri, pratica che viene vista in qualche modo come dispersione dell’identità personale e collide di conseguenza con la fede nella Risurrezione finale. Il 2 novembre è tradizionalmente la data in cui si ricordano i defunti e il primo rito, nella chiesa latina, viene fatto risalire all’abate benedettino sant’Odilone di Cluny che, nel 998, istituì la ricorrenza in tutti i monasteri da lui dipendenti e, con la riforma cluniacense, si stabilì che le campane dell’abbazia suonassero con rintocchi funebri dopo i vespri del primo novembre per celebrare i defunti. Rito che, poi, venne esteso all’intera Chiesa.

I defunti di religione ebraica residenti in città vengono seppelliti nel cimitero di Monte Olimpino nel quale, dal 1950, quindi da pochi anni dopo la Seconda guerra mondiale, è stato istituito un campo ebraico. Situazione diversa, invece, per i musulmani. A Como, infatti, non c’è nessuna area a loro riservata nei nove cimiteri cittadini benché ne fosse prevista l’istituzione e, se è vero che in diversi casi viene fatta la scelta di rimpatriare le salme nel Paese di origine, chi sceglie di restare in Italia anche dopo la morte viene solitamente sepolto a Milano se molto religioso mentre, in caso contrario, viene seppellito nel campo santo del quartiere cittadino dove risiedeva.

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