
Cronaca / Como città
Domenica 30 Marzo 2025
Nel Comasco solo 88 lavoratori con il decreto flussi
Immigrazione Delusione per l’esito della campagna per far arrivare manodopera straniera in riva al Lario. Badanti, imprese e hotel: neppure una domanda su cinque viene accolta. Chieste 448 regolarizzazioni
Como
Le famiglie non sanno più come assistere gli anziani in mancanza di badanti, le imprese e gli alberghi hanno lanciato l’allarme perché hanno bisogno di manodopera stagionale e professionisti da inserire nell’organico. Eppure, in tutta la provincia i lavoratori arrivati in maniera regolare dall’estero tramite decreto flussi sono stati soltanto 88. Un numero risibile rispetto al fabbisogno complessivo, che secondo aziende e datori certifica l’inefficienza del decreto flussi, uno strumento lento e burocratico. Per giunta Como è una delle province che meno di tutte nel panorama lombardo riesce a stabilizzare i lavoratori stranieri attraverso questo canale, solo il 19% ottiene il permesso rispetto al totale della quota assegnata al territorio.
Lo studio
Così risulta dai numeri presentati dalla campagna “Ero Straniero”, promossa da Action Aid e altre associazioni, dati che riguardano l’anno precedente, perché i frutti del decreto flussi in corso si vedono in media dopo almeno dodici mesi. Un fatto che già fa capire quanto poco sia rapida questa procedura burocratica per assumere lavoratori da Paesi terzi.
Tra badanti, stagionali, addetti al turismo e all’agricoltura Como poteva assumere 448 persone, chiamandole da determinate nazioni di provenienza. Alla fine le pratiche che hanno portato ad un permesso di soggiorno sono state solo 88, il 19%.
Le iniziali richieste arrivate tramite Prefettura dal Comasco sono state solo 1.475. Per imprese e famiglie imbarcarsi in questa lunga e faticosa pratica spesso non vale la pena. Il tasso di successo di Como nei binari del decreto flussi è in fondo alla classifica, fa peggio solo Bergamo (10,7%), al contrario Milano (25%) e Brescia (24%) riescono a catalizzare un maggior numero di lavoratori.
E del resto le domande restano online per mesi, molte pratiche si perdono per strada. «Solo una parte delle domande rientra nelle quote, il bacino di lavoratori assegnati ad una provincia è suddiviso per provenienza, sesso, settore – spiega Fabrizio Coresi di Action Aid – pochi hanno i requisiti e quindi succede che molti lavoratori vengono chiamati, arrivano e poi non ottengono il permesso rimanendo di fatto qui come irregolari. Questo meccanismo è lento, chi ha bisogno di un badante o di uno stagionale otterrà risposta alla domanda forse l’anno successivo. Questo meccanismo quindi finisce per non dare opportunità a famiglie e aziende e in più crea lavoratori stranieri irregolari».
Acli e alberghi
Non è questo il canale scelto da ditte, alberghi e famiglie per assumere. «Imbarcarsi in una fatica simile non conviene – dice Luca Leoni, presidente degli albergatori di Como – chi fa la domanda per uno stagionale ottiene un sì o un no la stagione successiva. E poi possiamo chiamare lavoratori solo da alcune nazionalità, quando avremmo bisogno di pescare professionisti formati anche da Paesi come Inghilterra, Stati Uniti e Australia che invece non sono compresi».
Senza posto nelle Rsa gli anziani hanno bisogno di assistenza a casa. «Il decreto flussi è sempre stato una forzatura per il lavoro domestico – commenta per Acli badanti Como Paola Monzani – serve a regolarizzare persone qui già presenti, costrette a rientrare, oppure a chiamare parenti lontani, con il rischio di scivolare nell’illegalità perché finito il visto non arriva il permesso».
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