A scuola ancora caos per le quarantene
E i bidelli “no pass” lasciano il lavoro

Non tutti ricevono dall’Ats la convocazione per il test, a fronte di casi positivi accertati - La preside: «Si sono mossi in autonomia». Prestino, c’è chi non si vaccina e chiede l’aspettativa»

Como

Sono una decina i docenti sospesi in provincia di Como perché sprovvisti del Green pass. In città, al momento, si segnala un provvedimento preso nei confronti di una collaboratrice scolastica della scuola di via Brambilla: si tratta della stessa persona che, il giorno della presa di servizio, aveva preteso d’entrare pur sprovvista di certificato verde. Irremovibile, se n’era andata solo con l’arrivo delle volanti della Polizia.

Alla Da Vinci Ripamonti, invece, la sospensione di una collaboratrice scolastica è durata solo qualche giorno. Come prevede il decreto governativo, la misura termina al momento del conseguimento del Green pass.

C’è chi, però, pur di evitare il provvedimento, decide di chiedere aspettativa non retribuita (la concessione è a discrezione del preside). «Sono pochissimi nei miei plessi – spiega la preside dell’istituto comprensivo Como Prestino Simona Convenga – però c’è chi ha chiesto congedi lunghi. Per il resto, chi non ha potuto o voluto vaccinarsi, esegue il test». A inizio settembre, all’istituto era arrivata una diffida scritta da un avvocato per conto di un componente del personale scolastico contrario al certificato. Secondo la normativa, la retribuzione viene sospesa sin dal primo giorno in cui il docente non sia in grado di esibire la certificazione richiesta. Invece, la sostituzione del dipendente avviene non prima del quinto giorno di “assenza ingiustificata”, momento in cui scatta la sospensione formale del servizio.

Intanto, a una settimana dall’entrata in vigore della nuova procedura sulle quarantene, non mancano le difficoltà. Soprattutto, a creare confusione sono le carenze comunicative di Ats e le tempistiche dei tamponi, da eseguire subito dopo la notizia di un contagiato fra i compagni di classi (i tamponi “T0”), così da rientrare subito a lezione, e quelli dopo cinque giorni (“T5”).

All’istituto comprensivo Como Borgovico, è arrivata notizia di un positivo venerdì, proprio il giorno in cui Ats Insubria ha inviato agli istituti il documento operativo. «L’abbiamo applicato subito – commenta la preside Grazia Miccolis – inoltre, abbiamo comunicato la notizia ai genitori. Ecco, poi non tutti hanno ricevuto la convocazione dall’agenzia: così, non sapevano se attendere lumi da Ats oppure muoversi in autonomia».

Stando alla nota inviata alle scuole, le famiglie possono effettuare un tampone, molecolare o antigenico, in autonomia, a patto che non sia un test “fai da te”. Solo in casi eccezionali, gli interessati possono presentarsi ai punti “tampone scuola” delle Asst muniti di autodichiarazione (quest’ultima modalità è però la meno consigliata).

Lunedì, in un’altra classe, c’è stata un altro positivo. Anche in questo caso, le mail e gli sms dell’agenzia di tutela della salute non sono tutti arrivati.

Un problema riguarda i docenti, i quali non hanno ricevuto nessuna comunicazione e si sono presentati, dotati di autocertificazione, al punto tampone. A quel punto, c’è chi si è sottoposto al test senza problemi, mentre altri sono stati rimandati a casa perché sprovvisti, questa la motivazione, di un documento da parte della scuola Procedura, peraltro, non prevista dal documento operativo. «Gli insegnanti, con grande senso di responsabilità, sono andati in farmacia – conclude Miccolis – c’è un po’ di disorganizzazione, ma siamo all’inizio, il sistema si metterà in carreggiata».

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