«Vigilanza, addetti pagati una miseria». Cooperativa sotto accusa per caporalato

Blitz Perquisizioni della Guardia di Finanza a Camerlata, inchiesta della Procura di Milano. Indagato l’amministratore della coop che fornisce i lavoratori addetti ai “servizi fiduciari”

Più di dodici ore al giorno di lavoro per cinque giorni la settimana. Lo stipendio netto a fine mese? 1.381 euro. Ovvero meno di 5 euro e 50 centesimi all’ora. Straordinari inclusi.

Il Tribunale di Milano ha messo sotto controllo giudiziario, nominando un amministratore d’ufficio, una cooperativa comasca che si preoccupa di fornire - per conto di Sicuritalia - addetti alla sicurezza da utilizzare in realtà quali Esselunga, Carrefour, Lidl, Fincantieri, Rete ferroviaria Italiana, Enel, Telecom, Barilla. Nicola Diamante, l’amministratore della società, la coop Servizi Fiduciari di via Martino Anzi 8, è indagato con l’ipotesi di reato di caporalato di lavoro, con la doppia aggravante della minaccia e del numero elevatissimo di lavoratori coinvolti.

Il blitz della Finanza

La società cooperativa commissariata, è una gemmazione di Sicuritalia Ivri Spa. E non è un caso che, ieri mattina di buon ora, uomini del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Como si sono presentati nella sede centrale, in via Belvedere, di fronte al campo Coni di Camerlata per la notifica del provvedimento del gip di Milano.

L’indagine delle fiamme gialle comasche prende il via in seguito a un verbale che Inps e Inail hanno fatto a carico della Servizi Fiduciari Società Cooperativa. Nei controlli erano emerse alcune stranezze. Tra queste: il ricorso sistematico, tra il 2016 e il 2021 - ovvero gli anni presi in considerazione - dello stato di crisi, a dispetto di commesse milionarie e dell’aumento annuale dei lavoratori dipendenti. Stato di crisi che consente deroghe anche sull’applicazione delle voci di stipendio non comprese nella paga base prevista dal contratto nazionale di lavoro, che poi sono quelle che consentono di ricevere una cifra mensile decente. Da qui l’accusa finale, ovvero il riconoscimento di retribuzioni «prossime alla soglia di povertà» e tali da «calpestare il principio» sancito dalla Costituzione di una retribuzione che garantisca una esistenza libera e dignitosa.

Straordinari e minacce

Il meccanismo contestato dai finanzieri di Albate e dal pubblico ministero Paolo Storari, titolare dell’inchiesta, era sostanzialmente questo: riconoscere ai dipendenti una paga orari pari a 5,37 centesimi pari a un compenso netto di circa 650 euro; in tal modo i responsabili della cooperativa ottenevano dai propri dipendenti la piena disponibilità a fare decine di ore di straordinario settimanali in più, perché “leggermente” pagati meglio (nell’ordine di 80 centesimi in più all’ora).

La Guardia di finanza di Como ha raccolto decine e decine di testimonianze da parte dei dipendenti, i quali raccontano di pressioni, minacce, ritorsioni da parte dei loro responsabili per accettare quello che il giudice definisce un «misero stipendio». Misero stipendio che garantiva però fatturazioni ricchissime. Basti pensare che il gruppo Sicuritalia ha avuto tra il 2017 e il 2020 commesse per 18,6 milioni di euro da Carrefour, 8,6 milioni di Esselunga, 9,2 milioni tra il 2016 e il 2020 da Fincantieri e nello stesso periodo 8,6 milioni dalla Regione Sardegna.

Nella giornata di ieri abbiamo provato a contattare i vertici di Sicuritalia per chiedere un commento e una presa di posizione sull’inchiesta, ma in serata non avevamo ancora ottenuto alcuna risposta.

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