Accusato di violenza, viene assolto dalla corte d’Appello dopo cinque anni

Il caso Una donna era stata aggredita con un coccio di vetro ai portici Plinio. L’uomo è stato in carcere per un anno. Ora scagionato anche in Appello

Dopo cinque anni di inchiesta e un anno trascorso in carcere, un uomo accusato di violenza sessuale è stato assolto.

La vittima aveva preso parte ad una festa in centro città, in un locale di via Indipendenza. Poi aveva salutato gli amici e intorno all’una di notte si era incamminata per le vie deserte per fare rientro a casa, in un paese affacciato sulla sponda orientale del lago. La giovane all’epoca dei fatti aveva 23 anni. Mentre attraversava piazza Duomo per arrivare in piazza Grimoldi, all’altezza dell’edicola in cima ai Portici Plinio, era stata sorpresa di spalle, minacciata con una bottiglia di vetro, immobilizzata, spogliata della giacca e del maglione e costretta a subire atti sessuali. Venne anche ferita. Stremata e sanguinante si era accasciata a terra, cogliendo di sorpresa l’aggressore che si era dileguato.

Il riconoscimento

Era stata soccorsa da alcuni amici, che ancora si trovavano in centro per la festa, che a fatica era riuscita a contattare. L’episodio era stato brutale e aveva sconvolto la città. Giorni dopo tuttavia la soluzione del caso sembrava essere stata trovata. Mentre la ragazza camminava ai giardini pubblici, aveva individuato un uomo che a suo dire era il responsabile dell’abuso. Aveva quindi chiamato la polizia e da quel momento era iniziato un secondo calvario, oltre al suo. Il calvario di un venezuelano di 47 anni, che allora non solo finì con l’essere indagato ma anche arrestato e portato al Bassone, dove vi rimase per un anno intero. Ad incastrarlo il riconoscimento della vittima, sotto shock per quello che le era accaduto, ma anche il fatto che nessuno lo avesse visto tra le 22 e le 8 della mattina (l’uomo diceva di essere rimasto a casa in quanto malato). Invece, dopo anni di battaglie giudiziarie, visto che l’episodio in questione risale alla notte tra il 10 e l’11 marzo del 2019, dopo i giudici del Collegio di Como, anche quelli dell’Appello di Milano l’hanno riconosciuto completamente estraneo ai fatti, assolto per «non aver commesso il fatto». Non era stato lui ad abusare della ragazza, che aveva anche riportato ferite e contusioni ed era stata minacciata con il coccio di vetro. Il responsabile non è stato ad oggi individuato.

L’assoluzione

Ad assolvere il venezuelano, Rafael Enrique Reina Cordova, hanno contribuito diversi fattori. La ragazza aveva detto di averlo riconosciuto sia dal vito che sulle foto, ma aveva descritto un uomo con i capelli tirati indietro, mentre il sospettato era calvo, ed inoltre aveva riferito di un aggressore che parlava un italiano fluente, mentre quello dello straniero era assai stentato. Infine, nessuna traccia di Dna della vittima fu mai repertata sugli indumenti del sospettato.

Elementi che la difesa, con l’avvocato Antonio De Spirito, è riuscita a far emergere: «Ho sempre creduto nell’innocenza del mio assistito – ha commentato il legale – E ho sempre creduto che la verità sarebbe emersa, per questo anni fa decidemmo di difenderci in aula». La pubblica accusa in Appello aveva chiesto la condanna a cinque anni.

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