Affitti impossibili a Como, se ne parla ancora: «Va messo un freno alle case vacanze»

L’analisi Tajana: «Troppi B&b che sottraggono alloggi, bisogna aggiornare il Pgt». Angelo Monti: «Ormai anche la classe media non è in grado di accedere al mercato»

Il diritto all’abitare è fondamentale e le difficoltà che ci sono oggi nel trovare case a prezzi accessibili non riguardano solo le fasce più deboli, ma anche il ceto medio.

Così, però, la città rischia di spopolarsi. L’allarme lanciato dal direttore della Caritas Rossano Breda sul fatto che a Como ci siano poche case e solo per ricchi, con l’estrema difficoltà a trovare abitazioni in affitto a canoni accessibili, è condiviso da più parti. Il timore è che la città sia sempre più a misura di turista benestante e meno a misura di cittadino, costretto a spostarsi altrove.

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Invertire il trend

Ma che margini d’intervento ci sono, a livello urbanistico, per provare a invertire il trend? «Il piano di governo del territorio è ancora quello di Bruni, ma la città è cambiata – ammette l’urbanista Clemente Tajana - Il turismo è quello mordi e fuggi e questi B&b non sono regolamentati dal Pgt, qualsiasi alloggio può diventare un B&b e quindi le case a disposizione dei cittadini comaschi diminuiscono sempre di più e sono sempre più care».

Cosa fanno le persone quindi? - prosegue Tajana - Vanno nei paesi fuori città e la popolazione invecchia. Io credo che il Pgt non possa più rimanere lo stesso, andava bene in quell’epoca ma ora è cambiato tutto. Tra l’altro non è un problema solo delle famiglie molto povere, ma riguarda anche il ceto medio che non trova più alloggio, ecco perché bisognerebbe mettere mano al piano di governo del territorio a mio avviso. L’Aler copre la fascia dei redditi minimi, ma la questione riguarda anche le giovani coppie che vanno nell’hinterland, stare a Como ormai è impossibile».

D’accordo anche l’urbanista Angelo Monti: «Condivido assolutamente l’allarme lanciato per affitti alti e poche case disponibili – conferma – Il tema della questione abitativa per me è uno dei problemi strutturali di tutta la società italiana. È mancato negli ultimi 30 anni una sorta di investimento strutturale a partire dall’edilizia pubblica, tema congelato. Il diritto all’abitare è fondamentale, una disponibilità di accesso compatibile con le risorse delle persone: un tema urgente con ricadute pesanti che la società deve fare proprio. Oggi parliamo di deficit abitativi e difficoltà alla casa non solo per le persone sulla soglia della povertà, ma anche per quella classe intermedia che ha un reddito ormai non sufficiente, è esclusa dall’edilizia pubblica e non è in grado di accedere all’edilizia di mercato. La cosa preoccupante di questa crisi è che si sta allargando e diffondendo in molti strati della società».

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Famiglie italiane

Si parla infatti non solo di lavoratori stranieri, ma anche di famiglie italiane con un reddito medio in crisi: insegnanti, infermieri, autisti e così via.

«Un tema cruciale. L’effetto del turismo, inoltre, può avere alcune conseguenze critiche e la crisi abitativa credo sia uno dei riflessi – conclude Monti - Ci sono ricadute pesantissime sul valore degli immobili, mettere mano a un tema come questo non è più procrastinabile. C’è un impatto sullo spopolamento dei residenti che vengono espulsi e si riversa anche sul tessuto commerciale, con ripercussioni che cambiano il paesaggio della città e il suo potenziale, la sua cittadinanza, bisognerebbe lavorare su questo».

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