Cronaca / Como città
Venerdì 13 Dicembre 2024
Al Bassone è allarme sovraffollamento
«Manca dignità»
Carcere Interrogazione della capogruppo Pd Braga e ieri un convegno della Cisl
«Nella sezione maschile del Bassone, il tasso di sovraffollamento supera il 200%, ma parlare di numeri è riduttivo». Secondo Fabrizio Rinaldi, direttore della Casa Circondariale di Como, ospitato ieri sera nella sede della Cisl dei Laghi per l’evento “Carcere e territorio: quali confini?”, il problema «è anche e soprattutto di contenuti», cioè alle celle piene si affianca un tempo vuoto, “non impegnato”.
Solo poche ore prima, nella giornata di ieri, la parlamentare comasca Chiara Braga ha presentato un’interrogazione chiedere al ministro Nordio di intervenire «sulle condizioni di grave crisi che sta vivendo da mesi la Casa Circondariale di Como». Il documento, firmato anche da Michela Di Biase, componente della Commissione Giustizia, indica il Bassone come un luogo «dove non vengono garantire le minime condizioni di vita dignitose per i detenuti e dove gli agenti e il personale penitenziario non sono messi nelle condizioni basilari per svolgere il proprio lavoro». Proprio su quest’ultimo aspetto si è soffermato Giovanni Savignano, segretario della Federazione Nazionale Sicurezza della Cisl dei Laghi, che rappresenta la Polizia Penitenziaria. «Il personale vive molto lo stress di queste situazioni limite – ha detto -. Gli agenti fanno fatica a gestire la popolazione detenuta e un campanello d’allarme per noi sono le malattie».
La vita in un carcere sovraffollato come il Bassone comporta un disagio emotivo anche alle circa 440 persone detenute qui, per cui l’attività educativa fa davvero la differenza.
«Bisogno di ascolto»
Alessandro La Mendola, funzionario giuridico pedagogico, ha paragonato gli educatori a delle «valvole di sfogo» perchè sono persone terze che «offrono ascolto, una cosa che a volte i detenuti - con storie familiari inesistenti - non hanno mai ricevuto». Nel carcere comasco le attività laboratoriali sono molto richieste. Ne è un esempio il laboratorio di cablaggio partito quest’anno, che ha dato a un gruppo di persone la possibilità di acquisire professionalità e capacità indispensabili per la risocializzazione con la società. Perché, oltre alla detenzione in sé, il grande problema per molti è la ripartenza, soprattutto nel caso in cui non si abbia una famiglia al di là delle mura. «La recidiva si combatte offrendo alternative e facilitando l’inclusione» ha detto Martino Villani, direttore del Csv Insubria. «Oltre a riempire il tempo, il volontariato offre relazioni, non di tipo carcerario ma del tipo che si costruiscono all’esterno. Si tratta di far conoscere un modo diverso di pensare, di vivere».
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