Al lavoro dopo la pensione: l’Asst dice no al primario

Sanità Antonio Paddeu, ex direttore della Riabilitazione cardiorespiratoria: «Respinta l’offerta di garantire ore a partita Iva». Replica: «La legge lo vieta»

«Ero disposto a lavorare per l’ospedale dopo la pensione, ma in burocratese mi hanno detto no».

Così racconta Antonio Paddeu, esperto di Sla ed ex direttore della riabilitazione Cardiorespiratoria dell’Asst Lariana, dispiaciuto di non poter più dare il suo contributo all’ospedale nel quale ha lavorato per tutta la vita.

Stile burocratico

«Lo scorso mese sono andato in pensione – spiega il medico – ciò nonostante mi sono messo ancora a disposizione dell’ospedale. Mi hanno risposto con due pagine scritte fitte in puro stile burocratico, da azzeccagarbugli. Una lettera complicata tale da sfiduciare chiunque ad impegnarsi ancora. Pensavo a poche ore a partita Iva o a qualche forma di collaborazione. Penso sia un peccato, perché spesso tanti progetti e ambulatori dipendono direttamente dai professionisti che li hanno seguiti per anni e senza c’è il rischio di perdere pezzi. Confido che l’Asst Lariana voglia portare avanti tutta la sua offerta, compreso il centro Sla. Io da pensionato avrei supportato ancora con piacere i colleghi». Paddeu starà comunque vicino alle famiglie dei malati a titolo personale.

Per la verità diversi primari comaschi una volta raggiunta l’età pensionabile escono dal sistema pubblico e propongono gli stessi identici servizi al territorio in centri privati. Più volte pezzi dell’Asst Lariana sono così migrati presso strutture convenzionate, in città o nell’hinterland.

Nel capoluogo per esempio hanno assorbito personale in pensione centri come l’Auxologico, aperto di recente a Camerlata, oppure in passato il Centro diagnostico comense.

«Spiace perdere risorse – dice Paddeu – medici come me hanno dato tutto alla sanità comasca già dai tempi del vecchio Sant’Anna. Oggi c’è carenza di camici bianchi, servirebbe valorizzare anche i professionisti in uscita».

Nella lettera di risposta data a Paddeu dall’Asst Lariana (a firma del direttore generale Fabio Banfi e della direttrice degli affari generali e legali Gabriella Ceraulo) in sostanza l’ex azienda ospedaliera spiega in termini formali al medico che per i vincoli della legge Madia non è possibile dare compensi ai camici bianchi con incarichi dirigenziali ormai pensionati. Sarebbe però possibile una collaborazione gratuita a titolo volontario. Una scelta che però secondo il medico non gli permetterebbe di essere davvero inserito all’interno dei progetti sanitari.

I divieti della legge

«Asst Lariana avrebbe certamente beneficiato della collaborazione del dottor Paddeu – spiega l’ex azienda ospedaliera - ma il decreto Madia ha da tempo introdotto una serie di precisi divieti e limitazioni in materia di conferimento di incarichi a titolo oneroso a soggetti in quiescenza. Sono in particolare vietati tutti gli incarichi dirigenziali, direttivi e quelli di studio o consulenza. Fanno eccezione ai divieti di legge gli incarichi e le collaborazioni prestate a titolo gratuito, con il solo rimborso delle spese documentate e di durata non superiore ad un anno. Non è però stato possibile perseguire questa ipotesi perché il dottor Paddeu ha escluso tale forma».

L’Asst garantisce impegno per dare continuità al reparto dove lavorava Paddeu.

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