Alcol e minori, l’allarme dei pediatri: «Ormai a Como è un’emergenza sociale»

Il caso La notizia del diciassettenne in coma etilico a Sant’Agostino riaccende il dibattito sul tema. La voce dei medici: «Bere? D’estate una pratica diffusa. Non è soltanto un problema sanitario»

Dopo l’ennesimo caso di coma etilico tra due minorenni i pediatri lanciano di nuovo l’allarme: «È un’emergenza sociale».

Un ragazzo di 17 anni nel fine settimana se l’è vista brutta, è stato trasportato in codice rosso al Pronto soccorso in coma etilico, in condizioni davvero al limite. È stato trovato da alcuni passanti per terra dietro a Sant’Agostino in compagnia di un amico, coetaneo, anche lui incapace dare spiegazioni e di reggersi in piedi. Accanto a loro la bottiglia di un superalcolico, vuota.

Non un singolo caso

«Io penso che il tema debba essere riproposto nelle sue accezioni sociali ed educative prima che sanitarie – dice Angelo Selicorni, primario della Pediatria dell’Asst Lariana – è evidente che nonostante i nostri buoni propositi ed i tentativi di limitare la vendita di alcolici e superalcolici ai minorenni i risultati sono scarsi. Non è un singolo caso, oggettivamente a noi capita ciclicamente di soccorrere minorenni che hanno dei livelli di alcolemia molto alti. Servirebbe una riflessione seria, di più ampio respiro, che esula dalla sola sanità». Insomma, se non vogliamo abituarci a questi tristi episodi la comunità deve reagire, deve cercare di organizzarsi. «Basta guardare ai dati di letteratura, le statistiche aumentano invece di diminuire – riflette Daniele Merazzi, primario della Neonatologia del Valduce – i nostri giovani con alcol e droghe inseguono il divertimento, ma nascondono una grande tristezza. C’è un grande vuoto nel mondo dei social, queste sono sofferenze da isolamento. Io credo che più che descrivere rischi e pericoli per la salute gli abusi vadano combattuti costruendo vera socialità. L’individualismo non è un problema sanitario».

L’accesso ai Pronto soccorso di Como e provincia di giovani che hanno fatto abuso d’alcol e più in generale sostanze stupefacenti è costante. «Specialmente nei festivi e nei fine settimana – dice Fabio Focarile, già primario a Erba e ora in forze al Valduce – con l’estate diventa quasi una pratica standard. Le tipologie d’accesso sono principalmente due. Il ragazzino o la ragazzina più giovane, più ingenuo, che pur con quantità modeste riporta una alterazione seguita da un grande spavento. Siamo insomma agli esordi. Più avanti invece ci sono adolescenti che assumono grandi quantità di alcol per una sfida malata, contro gli altri o contro sé stessi. Dunque si presenta una depressione respiratoria, il paziente è da intubare, non sta in piedi, vomita, non ha il controllo degli sfinteri, è una gestione complicata. Purtroppo è un fenomeno, sociale, che viene da lontano».

Raggio d’azione limitato

E che si trasforma in dipendenza e provoca patologie gravi. «Occorre dire che noi usualmente davanti a questi casi facciamo sempre anche altri accertamenti – dice Focarile – per capire se questi giovani hanno assunto altre sostanze. Purtroppo oggi gli strumenti che abbiamo a disposizione hanno un raggio d’azione limitato, forse superato. Possiamo tracciare le solite cose, canapa, anfetamine. Ma in realtà sappiamo che negli ultimi anni è fiorito un vasto mercato di sostanze anche legali, comprate online, che non riusciamo a vedere e che però hanno effetti deleteri».

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