Alessandro Sallusti sulla Regina: «Concentrato di guai e farsi sentire serve»

L’intervista Alessandro Sallusti, comasco, attuale direttore de “Il Giornale” e già guida de “La Provincia” alla fine degli anni Novanta

Il caso “Tremezzina” come concentrato dei problemi italiani (burocrazia, politica, demagogia) e l’utilità di «far sentire forte la voce». A dirlo è Alessandro Sallusti, direttore de “Il Giornale” e guida de “La Provincia” alla fine degli anni Novanta.

La storia della Tremezzina arriva da lontano e se ne parla già da quando lei era direttore de “La Provincia”, alla fine degli anni Novanta. Adesso che il cantiere è partito e viaggia con ritardo si è anche fermato..

È una storia molto comasca, purtroppo. Diciamo che, come per la Ticosa e il lungolago, c’è una sorta di maledizione. Ma ci sono anche dei motivi per questo.

Sempre solo colpa della burocrazia?

La burocrazia ci mette del suo in ogni ambito. Di recente mi è capitato di parlarne con il presidente del Consiglio che mi raccontava, non dico rassegnata, ma demoralizzata , come il vero problema in Italia sia la burocrazia. Interna al singolo Ente, a cui si aggiungono egoismo, “primodonnismo” e il voler dimostrare di esistere quando più Enti si siedono allo stesso tavolo. Questo è un problema non solo della Tremezzina, ma di tutto il Paese. Credo poi che nel caso comasco ce ne sia uno ulteriore.

E quale?

Per sbloccare la burocrazia ci vuole una forte e determinata volontà politica. C’è tuttavia uno scollamento tra la politica nazionale e locale. Una volta il senatore e il deputato Dc eletti a Como, o che da Como erano riusciti a scalare i vertici del partito avendo quindi accesso alla cabina di regia, non solo avevano un legame vero e solido con il territorio perché eletti e non catapultati, ma il più delle volte il partito che amministrava la città era lo stesso in Regione o a Roma ed erano quindi i primi ad avere interesse affinché le opere si realizzassero. C’era un sistema che viaggiava all’unisono. Oggi con la “spacchettatura” politica le questioni si amplificano. Ad esempio nel capoluogo, è vero che non c’entra con la Tremezzina, ma è comunque il referente della zona, ma anche nei piccoli Comuni del lago il più delle volte chi amministra non fa parte di nessuno dei partiti che comanda. Liste civiche o, come Rapinese, il “suo” partito. Sono quindi totalmente sganciati dal sistema che può decidere e a cui rompere le scatole. Anzi, in qualche caso c’è chi gode nel vedere chi non appartiene al suo partito andare in difficoltà. Questo per dire che, per quanto vituperato e deficitario, il vecchio usato sicuro dei partiti è molto più efficiente. Perché Anas dovrebbe dare retta a chi non decide il suo amministratore delegato?

A poca distanza, ma in un altro Stato come la Svizzera, i materiali di scavo del secondo tubo del Gottardo li buttano nel lago dei Quattro Cantoni. Da noi, invece, vanno smaltiti come se fossero molto pericolosi e quindi con aggravio di costi, trasporti e tempi...

Il paragone con la Svizzera è sempre improprio perché in Svizzera ci sono gli svizzeri e in Italia gli italiani. Questo problema è figlio della complicazione maniacale italiana degli ultimi trent’anni quando si è pensato che, per evitare illeciti, bisogna complicare le cose. Codice degli appalti, codici etici, codici su codici su codici. Il risultato è che il malfattore, che se ne frega di qualsiasi codice, continua a fare il malfattore, quello per bene e immagino che Anas lo sia, si vede complicato e rallentato il lavoro. Una complicazione che impedisce ai non mascalzoni di lavorare celermente. Questi sono i risultati dell’impazzimento della “demagogia dell’anti”, antimafia, anticorruzione... Sul caso Tremezzina si concentrano tutti i problemi: politica, burocrazia, complicazioni per paura. È un concentrato. E non sarà facile uscirne ora.

Salvini ha rassicurato sulla ripartenza dei lavori, ma i laghée finche non vedono non credono. Fanno bene?

La politica tutta teme l’incazzatura della gente. Far capire come state facendo voi de “La Provincia” che la gente si sta arrabbiando è una cosa, non credo decisiva, ma meritoria. Tra due mesi si vota per le Europee, poi ci sarà altro. Far sentire la voce è molto utile.

Ultima cosa sui movieri pagati in parte dai Comuni. Non crede dovrebbe essere Anas ad accollarsi le spese essendo il cantiere suo?

Mi sembrerebbe logico e mi chiedo, con grande rispetto, come mai il prefetto di Como, certamente una bravissima persona, non alzi il telefono e chiami Anas.

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