Altri due mesi per il ritorno di Riella: «Vuole restare nel carcere di Como

Gravedona Catturato a quattro mesi dalla clamorosa evasione e poi catturato in Montenegro. Papà Domenico: «Ha chiesto di poter scontare la pena che gli verrà comminata vicino a casa»

La latitanza di Massimo Riella si è conclusa dopo quattro mesi con il suo arresto in Montenegro, dove quindici giorni fa si era recato l’ambasciatore italiano a fargli visita, prestando il consenso all’estradizione.

Ma il fuggiasco di Brenzio si trova tuttora nel Paese slavo, dove - secondo gli accertamenti degli investigatori - era in attesa di un passaporto falso per emigrare in Sudamerica: «Normali tempi delle procedure burocratiche – commenta a questo proposito il suo legale, Roberta Minotti – L’estradizione è stata comunque autorizzata».

La fuga rocambolesca

I famigliari erano quasi intenzionati a recarsi da lui in Montenegro, perché per quante possa averne combinate, per papà Domenico rimane pur sempre un figlio e per la giovane Silvia Riella un padre che ha bisogno di vicinanza. «Visto che i tempi si allungano, avrei voluto andare a fargli visita dive si trova ora – conferma il papà – ma me l’hanno sconsigliato. Spero venga riportato presto in Italia, perché è comunque l’unico figlio che mi è rimasto e l’ultima volta che l’ho incontrato è stato quando l’agente penitenziario che avevo accompagnato ad un appuntamento con lui nel bosco gli aveva sparato alle spalle. Da quanto ho appreso dal legale che lo assiste, tuttavia, pare ci vorranno ancora due mesi».

Vicenda, quello dell’incontro nel bosco, che le forze dell’ordine hanno ricostruito in altro modo. Spiegando che i colpi erano stati esplosi in aria e non ad altezza d’uomo.

Domenico Riella riferisce anche un altro particolare sorprendente: «Massimo ha fatto sapere che, una volta estradato, vorrebbe scontare la sua pena al Bassone di Como. Certo, lì ci sono gli agenti penitenziari a cui era sfuggito il 12 marzo scorso, compreso quello che l’ha poi ferito a colpi d’arma da fuoco, ma evidentemente conosce l’ambiente e preferisce così».

Anche la figlia attende notizie: «Stiamo aspettano che rientri in Italia, ma ci vorrà ancora del tempo. Ci hanno detto che sta bene e questa è la cosa più importante. Non è dato ancora sapere a quale carcere verrà destinato; io spero in una sede non lontana, per riuscire a fargli visita con una certa frequenza».

- Leggi anche: «Riella a giorni tornerà in Italia: il fuggitivo non si oppone all’estradizione»

La ricostruzione

Al Bassone, Massimo Riella era rimasto per alcuni mesi fino al 12 marzo, quando i rese protagonista di una clamorosa evasione nei pressi del cimitero di Brenzio, dov’era stato accompagnato per far visita alla tomba della madre: dopo essersi divincolato e aver sferrato una gomitata al volto a uno degli agenti che lo scortavano, si era dileguato nel bosco.

In montagna è rimasto per almeno tre mesi, poi, a detta del padre, si era spostato in Valchiavenna e in Valsassina, prima di emigrare in Montenegro, ovviamente con l’aiuto di qualcuno. Alcune telefonate fatte da lì in Italia hanno consentito agli inquirenti di individuarlo. Oltre che dell’evasione Massimo Riella - protagonista di un caso davvero unico - dovrà rispondere della rapina compiuta nell’ottobre scorso ai danni di una coppia di due anziani contadini di Consiglio di Rumo, della quale si è sempre proclamato estraneo.

- Leggi anche: «Riella, la rete di complici del fuggitivo tra soldi, amiche e falsari»

© RIPRODUZIONE RISERVATA