Ambulatorio, ascensore ko. Il medico: «Aiutatemi, o dovrò lasciare Rebbio»

La denuncia Il solo dottore rimasto nel quartiere lancia l’appello: «Vorrei restare ma non posso pagare i lavori»

Per colpa di un ascensore rotto l’unico medico di famiglia rimasto a Rebbio ha la valigia pronta. Ora lancia un appello al quartiere: «Aiutatemi a trovare un ambulatorio». Paolo Iaria, il medico con lo studio all’angolo tra via Lissi e via Varesina, deve a giorni traslocare al primo piano dello stabile comunale che utilizza da anni per visitare i pazienti. Questo perché l’ultimo bando pubblicato da Palazzo Cernezzi ha assegnato i locali dove il medico esercita a pian terreno alla cooperativa sociale Il Seme. L’ascensore però non funziona e, senza, i tanti pazienti anziani non possono salire dal loro medico di famiglia. I termini per firmare il contratto sono già scaduti, il Comune ha dato tempo al dottore fino a massimo lunedì 30 settembre.

«In teoria come concessionario dovrei pagare io per sistemare l’ascensore – spiega Iaria – senza l’ascensore difficilmente il mio studio può rispettare le norme, all’ambulatorio accedono più di mille pazienti anziani, gente che fatica a fare le scale. La spesa per sistemare l’ascensore rotto per me è molto ingente. Non ho intenzione di litigare con il Comune o con la cooperativa che lecitamente ha vinto un bando ed ha il diritto di utilizzare il mio studio a pian terreno. Però io devo e presto trovare una soluzione».

Il dottore dice di aver già visionato altri possibili studi in quartiere. Ma le normative per aprire un ambulatorio sono stringenti, i costi sono alti, gli affitti arrivano anche ai mille euro e servirebbe un investimento per avviare l’attività. Più facile per Iaria spostarsi e andare insieme ai colleghi che in centro si sono organizzati con ambulatori condivisi e segreterie comuni. Solo che così a Rebbio, dopo il pensionamento ad inizio anno del dottor Severino Rossi, non resterebbe più nemmeno un medico di famiglia. «Mi piange il cuore – dice Iaria – mi spiacerebbe per i miei 1.750 assistiti, costringerli a spostarsi dal quartiere per visite e controlli è un peso. Io vorrei finire la mia carriera professionale a Rebbio, un luogo molto popolato che merita di continuare ad avere un presidio, la presenza fissa di almeno un medico di base. Per questo dalle colonne del giornale faccio appello a qualsiasi ente o realtà, esistessero dei locali accessibili per aprire un ambulatorio sono ancora disposto a rimboccarmi le maniche».

A inizio anno dopo il pensionamento di Rossi altrettanti 1.750 pazienti sono stati riassegnati ad altri medici anche grazie all’intervento dell’Asst Lariana. Ma comunque non nel quartiere, c’è penuria di posti liberi anche nelle zone limitrofe, ad esempio Prestino e a Camerlata. Per i giovani medici il centro città è più attrattivo dove c’è maggiore offerta. Anche gli ultimi bandi e corsi di formazione dedicati ai medici di famiglia non hanno visto nuovi arrivi a Rebbio, nonostante i cittadini abbiamo promosso negli scorsi mesi una raccolta firme.

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