Armi, droga, usura e violenza: riecco la ’ndrangheta. Trenta arresti nel Comasco

Blitz all’alba La polizia ha eseguito 25 misure cautelari in carcere e 5 ai domiciliari. Nel blitz trovate pistole e decine di migliaia di euro in contanti

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I primi arresti sono scattati alle 3 di questa mattina. E anche se la Procura non contesta al momento l’associazione mafiosa per le persone coinvolte, il blitz della polizia in corso dall’alba di oggi finisce per colpire “l’humus ’ndranghetista” della nostra provincia. Tornando a mettere le manette ai polsi di mafiosi già condannati per l’operazione Infinito e usciti da poco dal carcere.

Gli agenti della Squadra Mobile di Como e del Servizio Centrale Operativo della Polizia stanno dando esecuzione a 30 ordinanze di custodia cautelare, di cui 25 in carcere, per altrettante persone accusate a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti con l’aggravante dell’associazione armata, usura ed estorsione con l’aggravante del metodo mafioso, autoriciclaggio per aver riutilizzato i proventi dell’attività di spaccio per acquistare locali pubblici e finanziare società, malversazione di erogazioni pubbliche, per aver ottenuto mutui attraverso fondi di garanzie per il tramite di documentazione falsa.

Blitz della polizia, le intercettazioni.

Tra le persone coinvolte anche pregiudicati per associazione a delinquere di stampo mafioso che, forti della comune appartenenza e cultura ‘ndranghetista, non si sono fatte scrupolo a usare violenza nei confronti delle vittime di usura che non restituivano i prestiti ricevuti.

L’origine dell’indagine

L’indagine nasce da un’attività antidroga della Squadra Mobile di Como, inchiesta nata con l’arresto per detenzione ai fini di spaccio di una 45enne di San Fermo nel dicembre 2019. Gli accertamenti successivi hanno permesso di accertare un collegamento tra quell’attività di spaccio e personaggi già condannati come affiliati alle locali di Erba e di Canzo nell’ambito del processo Infinito.

Gli investigatori sono riusciti a risalire a due gruppi criminali differenti, ma in qualche modo collegati con loro (almeno per quanto riguarda gli interessi sul fronte della droga) dediti all’acquisto, alla detenzione e alla cessione di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente (soprattutto cocaina e hashish): il primo attivo in particolare nella zona dell’Erbese, il secondo tra Cadorago, Turate e la provincia di Varese. Entrambi i gruppi sono risultati molto vicini ad ambienti ’ndranghetisti, in particolar modo il mandamento tirrenico e le cosche di Rosarno.

Per quanto riguarda il primo troncone, le indagini hanno fatto emergere una situazione di altissima tensione tra esponenti della locale di Erba della ’ndrangheta e di quella di Canzo per il controllo dello spaccio di cocaina nella zona. Un conflitto appianato grazie all’intervento di calibri da novanta dei clan direttamente dalla Calabria.

Nel corso dell’indagine sono emersi anche svariati reati di tipo economico-finanziario. Avvalendosi di diverse società di comodo, con intestazioni fittizie e prive di operatività, sono emersi svariati illeciti quali intestazioni fittizie di beni, formazioni fittizie di capitali sociali, emissione di fatture false. Una delle società in questione è stata utilizzata per ottenere un mutuo da 690mila euro garantito dal fondo di garanzia per le PMI istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Le risultanze investigative hanno portato anche all’emissione di un decreto di sequestro preventivo d’urgenza, già convalidato dal Gip del Tribunale di Milano.

Non mancano poi gli episodi violenti. Con imprenditori vittime di pestaggi e pesanti minacce per aver accettato di prendere in prestito, a tassi d’usura, denaro dalle figure di spicco di uno dei due gruppi criminali individuato dalla polizia.

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