Autolaghi, un viaggio che dura da cent’anni (sempre a pedaggio)

La storia Un compleanno speciale per l’autostrada. Realizzata in 15 mesi, era chiusa dall’una di notte alle 6. Si pagava a seconda della potenza: tra 12 e 20 lire

Era il 21 settembre 1924, una domenica, quando il re Vittorio Emanuele III con la sua Lancia Trikappa inaugurò (tagliando un nastro tricolore in seta) la prima autostrada a pedaggio del mondo, l’Autolaghi, tra Milano (a ridosso di viale Certosa) e Varese. Allora le auto, in Italia, erano circa 60mila e la metà in Lombardia. Un evento, quindi, quello dell’apertura della strada che si rivelò poi un’intuizione a livello mondiale.

Oggi, cento anni e cinque corsie per senso di marcia più tardi, quella strada è percorsa ogni giorno da 120mila veicoli (che arrivano anche a 150mila). La viabilità “veloce” nacque a due passi da Como e l’ideatore fu un ingegnere, l’imprenditore e costruttore milanese, Pietro Puricelli (progettò anche l’Autodromo di Monza) che nel 1921 fondò la Società Anonima Autostrade per creare delle strade per sole automobili e che, successivamente, prenderà il nome di Italstrade, per poi iniziare a progettare proprio la Milano-Varese.

I lavori durarono 15 mesi, servirono più di 3mila espropri, ma la linea, espressa durante l’inaugurazione dal ministro ai Lavori pubblici Gino Sarrocchi era chiara: «...la grande vittoria di una iniziativa privata alla quale il Governo è lieto di aver riconosciuto fin dall’origine un fine di pubblico bene e al quale ha il solo vanto di aver assicurato, in considerazione di questo fine, i mezzi legislativi atti ad integrarla e a sorreggerla nel terreno della realizzazione pratica, in ossequio al principio di legge che consente anche l’espropriazione dei diritti dei singoli quando lo esige il vantaggio della collettività. Il suggello del pubblico interesse fu dato a questa iniziativa anche con provvedimenti e impegni di ordine finanziario che furono però contenuti nel limite segnato dalla necessità di assicurarne, con valide se pur superflue garanzie, i benefici del traffico».

Puricelli ideò un tratto di 42 chilometri, a una sola corsia per senso di marcia con un percorso il più rettilineo possibile e l’intervento richiese un investimento di circa 90 milioni di lire. A percorrerlo, nei primi due anni, circa un migliaio di veicoli e il sistema di pagamento prevedeva 17 caselli presidiati (fino al 1946 i casellanti, in divisa, facevano il saluto militare a ogni mezzo), ma il pedaggio si pagava nelle aree di servizio e sosta obbligatoria.

L’autostrada era aperta dalle 6 all’una di notte e, per poter passare, la tariffa variava tra le 9 lire per le moto e le 60 per gli autobus. Le auto pagavano in base alla potenza (ad esempio 12 lire per veicoli fino a 17 cavalli, 17 lire tra 17 e 26 cavalli, 20 lire oltre 26 cavalli) e veniva applicato uno sconto, pari al 20% per chi pagava insieme andata e ritorno. Un’opera, realizzata nell’Italia del fascismo, con l’impiego di 4mila operai al giorno e nuovi macchinari tra cui cinque betoniere che lavoravano 1200 metri cubi di conglomerato fatte arrivare apposta dagli Stati Uniti. Non solo. Tra i numeri che fornisce oggi Autostrade per l’Italia figurano i 219 manufatti in cemento armato e i 2 milioni di metri cubi di terra movimentata. L’anno successivo toccò al tratto “comasco”, ma l’Autolaghi rimase l’unica autostrada italiana fino al 1927 (venne aperta la Milano-Bergamo). La crisi economica del ’29 travolse anche la società di Puricelli e la Milano-Laghi nel 1933 passò sotto il controllo dell’Azienda Autonoma Statale della Strada (l’attuale Anas) e in quello stesso anno arrivò anche la denominazione del termine autostrada (con un Regio Decreto).

Oggi ci sarà una cerimonia a Lainate con i vertici di Autostrade, Regione e Governo. Domani un corteo di auto e moto d’epoca che partirà alle 10 da piazzale Città di Lombardia per raggiungere l’autostrada fino a Varese ripercorrendo lo stesso percorso cento anni dopo. Da allora, di cose, ne sono cambiate: nel 1955 la seconda corsia, nel 1968 il tratto tra Como e Monte Olimpino, nel 1971 fino alla dogana. Senza contare gli ampliamenti: quarta corsia in A8 e terza in A9 nel 2005 e, dal 2013, l’ampliamento a cinque corsie a Lainate e, l’anno scorso il nuovo svincolo con la A9.

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