Avvocati, la professione è in crisi: dopo il boom solo 21 nuovi praticanti

Lavoro La presidente dell’Ordine conferma: «Siamo ormai ai numeri degli anni Settanta» - Tra le ragioni un percorso di studi molto lungo e le ridotte prospettive di guadagno

Pochi aspiranti avvocati, sono soli 21 nuovi praticanti a Como, a conferma di un trend negativo che va ormai avanti da qualche anno, dopo il boom che aveva portato a un esubero di professionisti. Le donne, intanto, hanno superato per numeri gli uomini.

Questo il quadro tracciato dal report di Cassa Forense in collaborazione con Censis, i cui dati nazionali trovano riscontro anche nella nostra città, come confermato da Daniela Corengia, presidente dell’Ordine degli avvocati di Como.

Cosa dicono i numeri

«Gli iscritti totali nel 2023 risultavano 177, come nuove iscrizioni ne abbiamo avute 21 – conferma Corengia –. I numeri sono sicuramente in calo rispetto al passato; il percorso è molto lungo tra università, pratica ed esame di Stato e questa credo sia una delle ragioni per cui la professione attira meno i giovani. In realtà ora tutte le libere professioni sono considerate poco appetibili, non solo la nostra, c’è un generale calo. Da noi si avverte già da qualche anno la tendenza al negativo. Realtà diverse in città come Milano, dove invece i numeri sono in crescita». E aggiunge: «Probabilmente è un riequilibrio e per ora non siamo preoccupati, lo diventeremo se questo trend continuerà anche in futuro. Al momento siamo ai numeri che c’erano negli anni ’70, poi tra gli anni ’90 e 2000 c’è stato un boom, ora si torna a un equilibrio. La maggior parte, comunque, a Como sono donne, sia tra gli avvocati che tra i praticanti».

Trend confermato anche da Simone Gatto, presidente dell’Associazione dei giovani avvocati e praticanti di Como. «Il fatto che la professione abbia meno appeal è argomento di discussione tra gli avvocati – sottolinea Gatto -. È un lavoro che non dà garanzie di guadagno: chi entra nel mondo dell’avvocatura entra a far parte del mondo delle partite Iva con tutte le preoccupazioni che ci sono. Questo aspetto si è riverberato in tutte le professioni, non solo sulla nostra. I giovani sono meno attratti dai lavori che richiedono grossi sacrifici e questa professione richiede molti anni di studio e altri per farsi poi conoscere nella società. Il tutto non certo aiutato dalla normativa: ricordo che quando io ero giovane, come praticante avvocato potevo fare il difensore d’ufficio e cause fino a 50mila euro, oggi è stato fortemente limitato. Anche la nuova riforma della Cassazione che prevede che per diventare cassazionisti è necessario fare un corso a Roma di sei mesi, certo non aiuta».

Stipendi bassi?

Come detto, in crescita le quote rosa. «È aumentato il numero di donne che fanno questa professione – dice Gatto -. Sicuramente molti giovani pensano alla possibilità di farsi un mutuo e costruirsi una vita, cose che con questa professione vengono posticipate rispetto ad altri lavori e sicuramente disincentiva. Inoltre, acquisire un cliente richiede, oltre allo studio, capacità comunicative e non tutti le hanno: si rischiano stipendi bassi. La nostra non è una professione che dà garanzie. Veniamo da anni in cui il numero degli avvocati era altissimo, sproporzionato, il fatto che adesso ce ne siano meno forse è positivo. Quando non ci sarà più la generazione degli anziani, si apriranno tante possibilità per i giovani».

© RIPRODUZIONE RISERVATA