Banda degli spioni. L’ex questore di Como pedina suo malgrado

L’inchiesta La Barilla vuole le fonti di un giornalista. Per farlo domanda a Giuseppe De Angelis un contatto: «Mi hanno chiesto aiuto, non sapevo per cosa fosse»

«Tutte le ex cariche di un certo livello entrano nel Cda di qualcosa. E noi abbiamo un ventaglio di ex cariche che diventano nostri clienti in poche parole. Ad esempio, l’ex questore di Como...».

Samuele Calamucci, da alcuni giorni ai domiciliari accusato di associazione a delinquere finalizzata al furto di informazioni riservate dalle banche dati di polizia, spiegava così al telefono con i suoi soci il successo della Equalize srl, la società specializzata in analisi di rischi aziendali che si era inventata una piattaforma informatica capace di carpire dati direttamente dagli archivi segreti delle forze di polizia. E proprio l’ex questore di Como, Giuseppe De Angelis, è finito per essere suo malgrado pedina dell’organizzazione capitanata dall’ex superpoliziotto Carmine Gallo, con cui lo stesso De Angelis aveva a lungo lavorato in Questura a Milano.

Nell’ordinanza di custodia cautelare che ha colpito i presunti vertici dell’organizzazione, compare un capitolo che tira in ballo – come pedina inconsapevole – proprio l’ex questore di Como e la Barilla spa, quest’ultima con un ruolo meno inconsapevole, almeno leggendo gli atti

Accade che nel novembre di due anni fa De Angelis, già in pensione, mentre si trova a Parma per lavoro, incontri un suo amico: un ex alto ufficiale dei carabinieri diventato capo della sicurezza della Barilla Spa. I due si vedono, chiacchierano, fino a quando l’amico, Maurizio D’Anna, chiede un aiuto all’ex questore.

La vicenda Barilla

È lo stesso De Angelis a raccontare quell’episodio a La Provincia: «Si, mi ricordo. Eravamo a Parma. E D’Anna mi ha chiesto se conoscevo qualcuno che potesse aiutarlo con degli accertamenti. Io gli ho suggerito di sentire Carmine Gallo» ovvero l’uomo di punta della presunta rete di spioni. «Grasso lo conosco da una vita - sottolinea ancora De Angelis - è stato un grandissimo poliziotto, ha fatto inchieste molto importanti. E ancora trovo incredibile quello di cui è accusato. Ad ogni buon conto io mi sono limitato a metterli in contatto, senza sapere di cosa si trattasse».

Si scopre dalle intercettazioni che il compito che il responsabile della sicurezza di Barilla vuole affidare all’ex poliziotto è di quelli vietati dalla legge: in buona sostanza la Barilla è interessata a verificare i contatti telefonici avuti da un giornalista di Milano Finanza nelle settimane precedenti la pubblicazione di un articolo che interessa la società, articolo relativo al cambio di amministratore delegato. Il sospetto dei vertici di Barilla è che quell’informazione arrivi dall’interno dell’azienda.

I segreti svelati

E così D’Anna sente Gallo che capisce immediatamente cosa voglia il possibile cliente, che gli è stato girato dall’ex questore di Como: «A lei interessa sapere se» il giornalista «di Milano Finanza che ha scritto l’articolo» lo abbia fatto «attraverso» persone interne a Barilla. «Lei è già arrivato all’obiettivo» conferma D’Anna. Che poi chiarisce: «Il tema è importante, quindi si investe quello che c’è da investire».

Tradotto: l’ex poliziotto Grasso si attiva per effettuare accertamenti sui contatti telefonici di un giornalista, cercando di ottenere l’elenco delle chiamate in entrata e in uscita così da comprendere se la fonte fosse interna all’azienda. Tutto clamorosamente illecito.

«Fammi fare bella figura con la Barilla» si raccomanderà Giuseppe De Angelis. «Ma io non avevo idea di quale fosse la richiesta. E, francamente, trovo incredibile quelle accuse a un poliziotto che conoscevo come estremamente onesto».

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