Cronaca / Como città
Domenica 04 Ottobre 2020
Bilanci in perdita e occupazione a rischio
«Il Governo intervenga e aiuti le Rsa»
Alla Ca’ d’Industria riapre il centro diurno ma l presidente Beccalli traccia un quadro impietoso della situazione al tempo del Covid: «Troppi letti vuoti, perdiamo 5mila euro al giorno»
Liste d’attesa ridotte, letti liberi e bilanci in perdita. Le Rsa vivono una crisi ormai drammatica, ma in città la Ca’ d’Industria, dopo sette mesi, cerca di riaprire il centro diurno per gli anziani.
Dopo due stagioni di chiusura e centinaia di richieste inevase, le Rsa da luglio hanno ripreso a far entrare nuovi ospiti. Ma con protocolli molto stretti a tutela della salute, doppi test anti Covid, doppia quarantena. Gli ingressi si misurano con il contagocce.
Tanti posti dopo le drammatiche morti della primavera sono rimasti vuoti e vuoti devono rimanere per le misure anti contagio. In più molte domande in lista d’attesa sono ormai state cancellate. I figli non vogliono più mandare i genitori anziani nelle case di riposo. Hanno paura di una seconda ondata. Temono di non poter far loro visita. Se non una volta ogni due settimane, se non da lontano, dietro ad un plexiglass. E così molte Rsa del Comasco, spiegano le associazioni di categoria, sono sull’orlo della crisi e faticano a mantenere lo stesso regime d’occupazione. «I protocolli sono giustamente molto stretti, entrano pochi nuovi ospiti - spiega Gianmarco Beccalli, presidente della Ca’ d’Industria -. Le famiglie per paura dell’epidemia e per la difficoltà di organizzare visite e incontri non mandano più in casa di riposo i loro anziani. Il nostro settore è davvero in ginocchio. Le piccole realtà con bilanci contenuti soffrono. Dobbiamo anche cercare di salvaguardare i nostri lavoratori. Tutte le stanze vuote ci tolgono linfa. Il governo ci ha dimenticato, serve un intervento. Occorre ripensare il capitolo Rsa. Anche il nostro scopo sociale, d’aiuto alla terza età, rischia di venire meno».
Finito il periodo più nero, passato il lockdown, la Regione e le Ats avevano di fatto congelato i fondi assegnati alle Rsa. Avevano dato comunque le risorse alle strutture calcolate sull’anno precedente, senza per il momento badare ai tanti letti vuoti. Ma a fine anno i conti potrebbero comunque non tornare. Una grande Rsa come la Ca’ d’Industria ha 59 posti letti liberi, stando alla relazione della fondazione pubblicata il 23 settembre. La retta al giorno è pari a circa 70 euro, sono quindi tanti soldi che mancano all’appello. «Direi più o meno 5mila euro al giorno» spiega Gianmarco Beccalli.
Anche per cercare di rivitalizzare tutta la struttura la Ca d’Industria non da domani, ma dalla settimana successiva tenterà di riaprire il centro diurno, chiuso dallo scorso mese di marzo. Non a tutti e non più fino a sera. Sarà una mezza giornata, per circa la metà degli utenti.
Non verrà più servita la cena, ma il pasto verrà lo stesso preparato per essere consumato a casa. Distanze, protezioni, tutti i protocolli di sicurezza sanitaria saranno come ovvio rispettati, compresi test e screening, senza contatti con gli ospiti lungodegenti. Riaprire la porta il centro diurno di via Brambilla vuole anche essere un segnale, per dimostrare che la Ca d’Industria non ha intenzione di arrendersi.
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