Bimbo afghano in Europa per cercare il padre. Accolto in parrocchia, fugge dopo un’ora

La storia Trovato dai carabinieri a Seveso, nel pieno della notte, è stato portato a Rebbio. Ha detto di voler raggiungere il padre in Germania. Don Giusto: «Abbiamo fatto denuncia»

Le sue tracce si sono perse proprio qui, a Como, dopo appena un’ora passata nell’oratorio di Rebbio, all’interno della comunità “Progetto accoglienza” coordinata da don Giusto Della Valle, dove era stato collocato in affidamento temporaneo su richiesta dei Servizi sociali del Comune di Seveso. Il protagonista di questa vicenda è un ragazzino afghano di appena 14 anni che alle due di notte, la scorsa settimana, è stato trovato nei dintorni della stazione di Seveso, solo, in mezzo a una strada completamente buia.

Al polso aveva un braccialetto di gomma con la scritta “help”, un dettaglio che ha subito colto l’attenzione di chi lo ha trovato lì, in via San Carlo, quasi come se fosse saltato fuori dal nulla. E, così come improvvisamente è arrivato a Seveso, altrettanto improvvisamente è sparito da Como.

Ai carabinieri di Seveso, che lo hanno individuato e portato al sicuro, ha raccontato, tramite Google traduttore, di essere diretto in Germania e di arrivare dall’Afghanistan. Un viaggio lungo, sfiancante, affrontato all’interno di un tir e poi su un treno che da Trieste lo ha portato a Seveso, con un solo obiettivo: raggiungere il padre, in Germania appunto. La storia ci conduce a Como nel momento in cui il collocamento del minore, affidato alla tutela del Comune di Seveso, viene indirizzato, tramite l’assistente sociale dei servizi di tutela dei minori del distretto di Seregno, alla parrocchia di San Martino, a Rebbio, dove sono ospiti altri due minori afghani.

Nessuna traccia

Qui però, come detto, il minore resta solamente un’ora. «Capita che gli afghani scappino - spiega don Giusto - perché, a differenza dei minori che arrivano dall’Egitto, dal Marocco o dalla Tunisia e che qui cercano lavoro, quelli in viaggio sulla rotta balcanica puntano invece ad altri paesi europei». La volontà di raggiungere il padre in Germania non lo ha trattenuto un minuto di più: alla prima occasione il giovanissimo migrante che ha attraversato confini su confini prima di arrivare a Como, è scomparso nel nulla.

«In questi casi - spiega don Giusto - noi facciamo prontamente denuncia». Di lui, però, nessuna traccia. Il suo è un viaggio comune a tanti migranti che partono dall’Afghanistan, dal Pakistan, dalla Siria, dall’Iran, dal Marocco e dall’Algeria e che decidono di intraprendere la rotta migratoria balcanica, molto più lunga di quella mediterranea ma considerata generalmente più sicura.

Il numero delle persone in viaggio lungo questa rotta è cresciuto sensibilmente nelle ultime settimane, come segnalato dalle autorità svizzere e riportato in queste pagine: le identificazioni al confine elvetico, rispetto al 2022, sono salite del 146%.

Lo scenario

In mezzo a questo flusso sempre più denso di persone e storie in viaggio, verso la Germania o l’Inghilterra, sono tanti anche i minori non accompagnati: secondo i dati raccolti dall’Unhcr, nel solo mese di giugno, erano 146 quelli presenti nei centri di accoglienza dei Balcani occidentali, una delle principali tappe che precede l’arrivo in Italia.

Tra di loro, probabilmente, c’era anche il quattordicenne di Rebbio. Il suo soggiorno a Como, come quello di tanti altri migranti in arrivo dai Balcani, è durato pochissimo. Ma il viaggio non sarà finito finché questo ragazzo non avrà ritrovato suo padre.

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